Le varianti possono ingannare i farmaci anti Covid

Covid-19

MILANO. – Sale l’allerta per le varianti del virus SarsCoV2 in Italia, dopo i tre casi di positività a quella brasiliana scoperti in Abruzzo che si vanno ad aggiungere al primo caso registrato a Malpensa del paziente ricoverato a Varese e alle decine di casi di variante inglese segnalate negli ultimi giorni in diverse Regioni.

A preoccupare non è solo la loro capacità di eludere i vaccini anti-Covid, ma anche quella di sfuggire agli anticorpi monoclonali che si stanno affacciando sul mercato, una questione delicata su cui stanno provando a fare luce diversi studi.

Il rischio, infatti, è che vengano deluse le attese generate dai risultati promettenti ottenuti finora nelle sperimentazioni, come quelli annunciati dall’azienda Eli Lilly, che dichiara una riduzione del 70% del rischio di ospedalizzazione e morte nei pazienti Covid ad alto rischio trattati con gli anticorpi monoclonali bamlanivimab (LY-CoV555) ed etesevimab (LY-CoV016).

Le mutazioni che potrebbero rendere inefficaci gli anticorpi monoclonali stanno già circolando, anche se a bassi livelli, come dimostra uno studio americano pubblicato su Science e coordinato dal Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle.

I ricercatori hanno usato una nuova tecnica di mappatura per valutare quali mutazioni della proteina virale Spike (in particolare quelle della porzione chiamata ‘RBD’) influiscono sul riconoscimento da parte degli anticorpi monoclonali in commercio, ovvero il cocktail REGN-COV2 della Regeneron (usato anche da Trump) e l’anticorpo LY-CoV016 della Eli Lilly.

In questo modo sono emerse diverse mutazioni che permettono al virus di rendersi invisibile: addirittura una singola mutazione riuscirebbe a ingannare entrambi gli anticorpi presenti nel mix della Regeneron. “Questo metodo di mappatura delle mutazioni sarà utilissimo per selezionare meglio gli anticorpi contro le nuove varianti”, commenta Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Roma Tor Vergata.

“Sapevamo fin dall’inizio che il virus poteva mutare e che sarebbero emerse forme resistenti: per questo è importante che i governi diversifichino gli investimenti puntando su vari tipi di anticorpi, così come è stato fatto coi vaccini”.

Intanto la ricerca continua anche sugli anticorpi ad ampio spettro diretti contro più coronavirus, come quello sviluppato negli Stati Uniti dall’azienda biotech Adagio Therapeutics, che presenta i primi risultati su Science annunciando l’avvio dei test clinici entro pochi mesi.

Il nuovo anticorpo, denominato ADG-2, è stato selezionato e ingegnerizzato a partire dagli anticorpi prodotti naturalmente da un paziente sopravvissuto alla Sars nel 2003.

I primi test su cellule in provetta e topi “dimostrano che ha una capacità neutralizzante nei confronti di SarsCoV2 che è paragonabile o addirittura superiore a quello degli altri anticorpi attualmente in via di sviluppo per Covid-19, inoltre – afferma Laura Walker di Adagio Therapeutics – si lega in modo efficace a tutte le più comuni varianti di SarsCoV2 in circolazione, dunque non dovrebbe essere influenzato dalle mutazioni note che danno resistenza”.

Riconoscendo una porzione del virus evolutivamente conservata, l’anticorpo potrebbe offrire protezione anche dai nuovi ceppi emergenti di SarsCoV-2 e da altri coronavirus ‘parenti’ che in futuro potrebbero causare nuove pandemie.

(di Elisa Buson/ANSA)