Varianti Covid, proteggere anche i vaccinati ed i guariti

In arancione le particelle virali di SarsCoV2 che emergono da cellule coltivate in laboratorio
In arancione le particelle virali di SarsCoV2 che emergono da cellule coltivate in laboratorio (fonte: NIAID-RML)

ROMA. – Sudafricana, brasiliana, inglese. Sono queste le varianti del virus SarsCov2 che al momento preoccupano maggiormente a causa della loro più alta trasmissibilità e, poiché mancano ancora evidenze precise sul loro impatto sulla malattia e sull’efficacia dei vaccini nel contrastarle, l’indicazione è quella della massima prudenza rispettando tutte le misure sanitarie e comportamentali anche da parte di chi è stato già vaccinato contro Covid-19 o di chi è guarito dalla malattia.

Il monito alla cautela arriva attraverso la nuova circolare del ministero della Salute ‘Aggiornamento sulla diffusione a livello globale delle nuove varianti SarsCov’, che indica anche la priorità di tracciare i contatti dei casi da variante e di potenziare il sequenziamento del virus, ma solo nei laboratori ad alta sicurezza ‘P3’.

La circolare richiama all’Oms, secondo cui l’emergenza di nuove varianti “sottolinea l’importanza, per chiunque, compresi coloro che hanno avuto l’infezione o che sono stati vaccinati, di aderire rigorosamente alle misure di controllo sanitarie e socio-comportamentali”.

Inoltre, si legge, il Centro europeo per il controllo delle malattie Ecdc ritiene “molto alta” la probabilità di introduzione e diffusione nei paesi Ue delle varianti e in particolare di quella inglese. Da qui la necessità di isolare con tempestività attraverso il sistema del contact-tracing tutti i contatti di un caso di Covid da variante, per interrompere la catena di trasmissione.

A questo proposito, la nuova circolare – che aggiorna quella precedente dell’8 gennaio – dà delle indicazioni precise: dare priorità alla ricerca e alla gestione dei contatti di casi Covid sospetti/confermati da variante e identificare tempestivamente sia i contatti ad alto rischio (contatti stretti) che quelli a basso rischio.

Si indica perciò di eseguire un test molecolare ai contatti (ad alto e basso rischio) il prima possibile dopo l’identificazione e al 14° giorno di quarantena, per un ulteriore rintraccio di contatti, “considerando la maggiore trasmissibilità delle varianti”, e di “non interrompere la quarantena al decimo giorno”.

Massima attenzione, poi, per l’identificazione delle varianti: l’isolamento virale delle varianti, si specifica nella circolare, “deve essere effettuato nei laboratori P3 (livello di biosicurezza 3) per prevenire la diffusione accidentale di una variante attraverso l’esposizione in laboratorio” ed i laboratori devono aumentare la capacità di sequenziamento “sfruttando tutta la capacità di sequenziamento possibile da laboratori clinici, diagnostici, accademici e commerciali”.

La selezione dei campioni deve essere rappresentativa della popolazione e l’Ecdc, indica ancora la circolare, raccomanda di sequenziare “almeno circa 500 campioni selezionati casualmente ogni settimana a livello nazionale” seguendo delle priorità, a partire dagli “individui vaccinati che si infettano nonostante una risposta immunitaria al vaccino”. Inclusi anche i pazienti ospedalizzati e soggetti in arrivo da Paesi con alta incidenza di varianti.

Aggiornato il quadro sulla diffusione delle varianti: quella Gb è ad oggi presente in 70 paesi, ci sono ancora pochi dati su un’eventuale maggiore gravità della malattia mentre l’efficacia dei vaccini sembrerebbe “limitatamente e non significativamente ridotta”; la variante sudafricana è invece attualmente riportata in 31 Paesi, sembrerebbe anch’essa dimostrare maggiore trasmissibilità e darebbe una minore risposta ai vaccini ma i dati sono contrastanti.

La brasiliana, infine, è stata segnalata in 8 paesi, compresa l’Italia, e ad oggi non ci sono evidenze su gravità, reinfezioni ed efficacia dei vaccini.

Intanto, sul fronte della ricerca per nuove terapie anti-Covid, l’Agenzia europea dei medicinali Ema ha iniziato ad esaminare i dati sugli anticorpi monoclonali per il trattamento di Covid-19 in pazienti non ospedalizzati. Ema ha avviato la ‘revisione continua’ – la procedura per accelerare la valutazione di un farmaco o vaccino promettente durante un’emergenza di salute pubblica – ma “non ha ancora valutato lo studio completo” e la procedura “continuerà fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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