Il commento – Italia e Spagna, crescere in pandemia

La ripresa economica dei paesi dell’area mediterranea slitta al secondo semestre dell’anno, se non al primo del 2022. Ed è legata, come lo è anche per il resto delle nazioni dell’Unione Europea, alla velocità delle vaccinazioni, all’efficacia dei vaccini e alle mutazioni della Covid 19. L’incognita su nuovi lockdown pesa come un macigno sugli investimenti, sui consumi e, ovviamente, sul mondo del lavoro.

La ripresa economica dell’eurozona, stando alla sua Banca Centrale, frena ma non segna il passo.

Italia e Spagna, ambedue del bacino del mediterraneo, sono le economie dell’Unione Europea che più risentono della crisi provocata dalla pandemia. Nel quarto trimestre del 2020, sono quelle che hanno registrato la peggiore contrazione del Prodotto Interno Lordo: dell’8,8 per cento l’Italia, e del 9,1 per cento la Spagna. Sono anche quelle che, nel corso del quarto trimestre del 2020, hanno mostrato la crescita più timida: sempre in terreno negativo con una contrazione dello 0,2 per cento l’Italia e con un inatteso 0,4, in quanto le proiezioni davano un risultato peggiore, la Spagna.

La ripresa dell’economia dei paesi dell’eurozona, come abbiamo appena accennato, resta una incognita. La sfida dell’Italia e della Spagna sarà quella di applicare un programma di investimenti orientati a creare un’economia moderna e sostenibile, con i fondi concordati dall’Unione Europea per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia.

L’Unione Europea, approvando il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato, ha fatto la sua parte. L’obiettivo è un’Europa più ecologica, digitale e resiliente. E per questo saranno stanziati mille 800 miliardi di euro. Il resto, però, dovrà farlo la politica. Da una parte i governi, in Italia quello con a capo probabilmente l’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi; e in Spagna quello della coalizione di sinistra che sostiene il presidente Pedro Sánchez. E dall’altra l’opposizione, che dovrà essere responsabile e capace di anteporre il bene pubblico agli interessi di bottega.