Corsa a Marte, tre sonde in arrivo in dieci giorni

La prima foto di Marte scattata dalla sonda cinese.
La prima foto di Marte scattata dalla sonda cinese. (Xinhua)

MILANO. – Saranno dieci giorni al cardiopalmo quelli che ci terranno con gli occhi puntati su Marte per seguire l’arrivo al fotofinish delle tre sonde spaziali lanciate lo scorso luglio. La prima a tagliare il traguardo sarà la sonda Hope degli Emirati Arabi Uniti, che domani si cimenterà in una manovra spericolata per inserirsi nell’orbita del Pianeta Rosso intorno alle 16:41 (ora italiana).

Il giorno dopo sarà il turno della sonda cinese Tianwen-1, mentre il 18 febbraio toccherà alla missione della Nasa Mars 2020 con il rover Perseverance. Questo ‘assembramento’ spaziale è dovuto al fatto che la scorsa estate le tre sonde sono state lanciate a pochi giorni di distanza per approfittare della finestra temporale in cui Marte si trovava in posizione favorevole rispetto alla Terra (evento che si verifica ogni due anni).

Grande assente è l’Europa, che a causa di ritardi tecnici (legati anche all’emergenza Covid-19) ha dovuto rinviare al 2022 il lancio della missione ExoMars, dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e della russa Roscosmos.

La maratona che comincia domani segna comunque un momento storico dell’esplorazione spaziale, nel tentativo di scoprire i segreti di Marte ed eventuali tracce di vita presente o passata. La missione Hope (Al Amal, ‘speranza’ in arabo), rappresenta il debutto interplanetario degli Emirati Arabi Uniti, che con questa prima assoluta intendono aprire i festeggiamenti per il 50esimo anniversario della loro fondazione.

L’attesa è elettrizzante, perché la manovra di inserimento in orbita sarà il momento più critico della missione: per essere catturata correttamente dal campo gravitazionale marziano, Hope dovrà rallentare da 121.000 a 18.000 chilometri orari, un obiettivo che potrà raggiungere accendendo i suoi sei motori delta-V per 27 minuti.

A causa della distanza che ci separa da Marte, e che rende impossibile il pilotaggio manuale da Terra, la manovra dovrà essere eseguita in maniera del tutto automatica. Si stima che la probabilità di successo sia pari al 50%, dunque resta alto il rischio che la sonda manchi il pianeta o finisca per schiantarsi sulla sua superficie.

Se tutto andrà bene, Hope rimarrà in orbita per almeno un anno marziano (687 giorni) per monitorare la meteorologia e la climatologia del pianeta con tre strumenti scientifici: lo spettrometro infrarosso Emirs, la camera ad alta risoluzione Exi e lo spettrometro ultravioletto Emus.

Si spingerà oltre la missione cinese Tianwen-1, il cui nome significa ‘ricerca delle verità celesti’: oltre all’orbiter prevede anche un rover che si distaccherà a maggio per provare a posarsi sul suolo marziano, permettendo così alla Cina di diventare il secondo Paese al mondo dopo gli Stati Uniti a fare un atterraggio morbido sul Pianeta Rosso. La Nasa, che invece sta per portare il suo quinto rover sulla superficie marziana, proverà grazie a Perseverance a riportare i primi campioni di Marte sulla Terra entro il 2031 in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (Esa).

(di Elisa Buson/ANSA)