Perché la seconda dose del vaccino può far stare peggio

Una infermiera riceve la prima iniezione che da Inizio alla vaccinazione con il Coronavac nel Hospital das Clínicas della Universidad di Sao Paulo (USP), il 17 gennaio 2021.
Una infermiera riceve la prima iniezione che da Inizio alla vaccinazione con il Coronavac nel Hospital das Clínicas della Universidad di Sao Paulo (USP), il 17 gennaio 2021. Archivio. (Ansalatina)

ROMA. – La seconda dose del vaccino Covid può far sentire peggio della prima. Puo’ accadere in particolare ai giovani e il motivo risiede nel fatto che amplifica la lezione appresa dall’organismo con la prima, che ha insegnato a riconoscere il coronavirus come nemico.

A spiegarlo in un’intervista al portale Healthday è Greg Poland, 65 anni, medico ed esperto di vaccini americano, direttore del gruppo di ricerca sui vaccini della Mayo Clinic e anche caporedattore della rivista Vaccine. Poland stesso ha peraltro avuto importanti effetti collaterali, svaniti nel giro di 5 ore, dopo la seconda dose del vaccino Moderna, con brividi, febbre, mal di testa, nausea, ronzio nelle orecchie e dolore al braccio.

“Non ho mai avuto una reazione del genere a un vaccino – spiega l’esperto – è ironico sia successo a me. Ma occorre sottolineare che questo non significa che qualcosa vada storto. È una reazione prevista al vaccino, e sarà diversa da persona a persona. È la prova di una risposta immunitaria davvero vigorosa, il che non significa che le persone che hanno una risposta inferiore non stiano sviluppando immunità”.

La seconda dose è necessaria per Poland perché fornisce un’amplificazione importante alla risposta immunitaria sollecitata dalla prima. “Dando una dose ‘di addestramento’ e poi amplificandola con la seconda – evidenzia – abbiamo sostanzialmente reclutato un esercito di soldati pronti e l’organismo è più preparato quando arriva l’invasione vera e propria”.

Questa amplificazione non solo rende la risposta immunitaria più efficace, ma la aiuta anche a durare più a lungo. Per l’esperto i vaccini inducono un livello elevato di anticorpi “quindi si sta davvero sviluppando solo un’enorme risposta anticorpale. Ma gli anticorpi diminuiscono nel tempo, quindi se si parte con un livello elevato, si avrà più a lungo un livello protettivo presente”.

Aumentando i livelli di anticorpi, il corpo sarà anche più capace di rispondere alle mutazioni COVID-19 come le varianti del Regno Unito e del Sud Africa, come ha affermato l’immunologo Anthony Fauci, consulente del presidente Usa Joe Biden.

(di Elida Sergi/ANSA)