Alitalia: rispunta Lufthansa, ma è allarme liquidità

Tre aerei di Alitalia fermi sulla pista.
Tre aerei di Alitalia fermi sulla pista. (ANSA)

ROMA. – Rispunta l’ipotesi Lufthansa per il rilancio di Alitalia. Ma la vera urgenza è ridare al più presto ossigeno alle casse della compagnia in amministrazione straordinaria. Perché con quelli che sono rimasti, in attesa che l’Ue autorizzi le ultime tranche dei ristori Covid, non è solo a rischio il pagamento degli stipendi di febbraio, ma anche l’operatività aziendale a partire da marzo.

Cresce quindi la preoccupazione dei sindacati, che si preparano ad incontrare il nuovo governo: il Mise ha annunciato informalmente un incontro per prossimi giorni, mentre il Mit farà il punto con i sindacati su tutti i dossier del trasporti, Alitalia compresa, il primo marzo.

Il tema è scottante come dimostrano le voci che si rincorrono sulle possibili vie d’uscita dall’impasse in cui è finito il dossier dopo quasi otto mesi dalla soluzione trovata dal precedente governo, ovvero la rinascita attraverso una nuova società pubblica con una dotazione di 3 miliardi.

La newco, Ita, è stata costituita, ha un piano industriale e ha annunciato il decollo per aprile, ma non è ancora stato fatto il passaggio degli asset dalla vecchia alla nuova società. La strada sarebbe quella di un bando, come chiesto dall’Ue, ma ancora non c’è nulla di ufficiale: il commissario Giuseppe Leogrande, secondo quanto si apprende, starebbe mettendo a punto un bando molto aperto, con la possibilità di vendita sia a pezzi sia di tutti gli asset insieme.

Intanto rispunta l’ipotesi di un ritorno in pista di Lufthansa. Con un “progetto di rilancio” che, scrive Repubblica, sarebbe già “al vaglio dei tecnici dei ministeri interessati”: la strada che si sta esplorando sarebbe quella tracciata da un emendamento al Milleproroghe di Stefano Fassina, che prevede tre fasi, prima il conferimento degli asset a Cityliner, poi il trasferimento della proprietà al Mef, che potrà conferirla ad altra impresa; passaggio quest’ultimo propedeutico all’ingresso di Lufthansa nel capitale.

A rendere difficile l’arrivo dei tedeschi, però, è il fatto che l’Ue, autorizzando i 6 miliardi di aiuti di Berlino alla compagnia, ha vietato alla compagnia di acquistare una quota superiore al 10% in un concorrente prima di aver restituito almeno il 75% del prestito.

Ma la vera emergenza ora è la cassa. I soldi si stanno esaurendo e i ristori Covid rischiano di non bastare. Manca una tranche da 77 milioni ma l’Ue ha già chiarito che non li autorizzerà tutti: dovrebbe concederne 57 milioni (in due tranche da 20 e 37 milioni) per gli ultimi due mesi del 2020. Ossigeno che non basterà a lungo, avvertono i sindacati, che la prossima settimana probabilmente verranno convocati dal commissario.

“C’è estrema preoccupazione sulla situazione finanziaria dell’amministrazione straordinaria, perché sono a rischio gli stipendi di febbraio e l’operatività aziendale a partire da marzo”, avverte Fabrizio Cuscito della Filt Cgil, chiedendo la riconferma del progetto di nazionalizzazione. Il problema è che “non si stanno facendo le scelte”, osserva Claudio Tarlazzi della Uiltrasporti, sollecitando il nuovo Governo, che “non ha ancora speso una parola su Alitalia”. In bilico ci sono i quasi 10.500 lavoratori della compagnia e i 40 mila dell’indotto.

(di Enrica Piovan/ANSA)

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