Confindustria Moda: fatturato 2020 a 72,5 miliardi (meno 26%)

Una giovane osserva un capo d'abbigliamento in un negozio con saldi.
Una giovane osserva un capo d'abbigliamento in un negozio con saldi. (ANSA)

MILANO.  – L’industria italiana della moda nel 2020 ha perso il 26% del fatturato rispetto al 2019, stando al dato preliminare, pari a 72,5 miliardi di euro. Un miglioramento si evidenzia nei primi mesi 2021 (-18,4%), ma non tanto oltre la soglia dell’ultimo trimestre dell’anno passato (-20%).

Il quadro è di una ricerca del Centro studi di Confindustria Moda su 338 aziende dei settori tessile, moda e accessorio, effettuata tra il 13 e il 29 gennaio 2021, presentata dal condirettore dell’associazione di categoria, Gianfranco Di Natale.

A proposito del -26% di fatturato nel 2020, andato tra l’altro meno peggio delle attese (-30%), “è comunque un calo importante – ha affermato Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda – che fotografa una situazione drammatica, nonostante una ripresa nel quarto trimestre e il fatto che le imprese, anche piccole e medie, pur se meno dei grandi gruppi, abbiano mostrato relativa dinamicità, tanto che in 10 mesi la bilancia dei pagamenti raggiunge comunque i 17,4 miliardi”, confermando il comparto come il primo contributore alla bilancia commerciale del Paese fra le tre F (Fashion, Food, Forniture).

Quanto all’occupazione, per le oltre 300 aziende del campione (in totale 17.500 addetti), la variazione nel 2020 è stata del -4,2%: il 50% ha indicato un calo, ottenuto con quanto consentito dalla legge col blocco dei licenziamenti, quindi con risoluzioni consensuali, pensionamenti e mancati rinnovi di contratti a termine, il 35% nessuna variazione e il 15% un aumento.

Nel quarto trimestre, il ricorso agli ammortizzatori sociali è sceso al 67% (93% da inizio pandemia a fine giugno), col 33% del campione per cui la Cig ha interessato oltre 80% dipendenti, e la previsione per il primo trimestre 2021 è di ammortizzatori sociali nel 65% delle aziende.

Per l’export, secondo uno studio di Intesa SanPaolo sul sistema italiano nel post-Covid, la diminuzione è stata del 22% nei primi dieci mesi del 2020, ma dal punto di vista dei mercati di destinazione la filiera ha colto la ripresa di quei mercati asiatici che si sono distinti per un contenimento maggiore della pandemia.

Nel secondo trimestre del 2021 l’attesa, secondo Confindustria, è di un’attenuazione della flessione del fatturato (-10%). Il sistema moda italiano in ogni caso, secondo la ricerca di Intesa, è ancora condizionato da pandemia e relative chiusure disposte dai governi.

Nel campione di aziende intervistate da Confindustria del resto il 12% immagina per il 2021 un inizio di ripresa nel primo semestre, il 47% dal secondo e il 41% vede nero per l’intero anno. Il vero e proprio recupero è previsto in generale dal terzo trimestre, con una decisa accelerazione nel quarto, nell’ipotesi di un’avanzata diffusione del piano vaccinale con un progressivo ritorno a livelli di attività pre-covid nel 2022.

“Per il 2021 – ha commentato Marcolin – pur in uno scenario in lento miglioramento, restiamo preoccupati e non vedremo i livelli pre-pandemia prima del 2023. Dobbiamo perciò essere in grado di tutelare e di arricchire il know-how del Paese nel settore, potenziando la filiera e proteggendo l’occupazione”. Fattori che insieme alla digitalizzazione emergono per il futuro anche dallo studio Intesa, aggiungendo gli investimenti green.

(di Claudia Tomatis/ANSA)