Il sangue dei migranti sui lavori dei mondiali in Qatar

L' Education City Stadium di Al-Rayan in Qatar.
L' Education City Stadium di Al-Rayan in Qatar. (TWITTER)

ROMA. – “Stadi costruiti con il sangue e la morte di migliaia di schiavi”. Sui social media monta l’indignazione per le migliaia di vittime tra i lavoratori immigrati in Qatar durante i lavori per preparare i Mondiali di calcio del 2022: secondo i dati raccolti dal Guardian sono stati almeno 6.500 in 10 anni, ma il bilancio appare approssimato per difetto. A dicembre del 2010 l’emirato ottenne un risultato storico, ospitare la Coppa del mondo, la prima volta di un Paese arabo.

Allora scattò un maxi-piano di infrastrutture, tra cui sette stadi, un nuovo aeroporto, strade, sistemi di trasporto pubblico, hotel e una città per la finale. Con l’avvio dei lavori, tuttavia, si è cominciato a morire: una media di 12 vittime a settimana, ha ricostruito il quotidiano britannico, raccogliendo i dati di fonti governative. I numeri ufficiali parlano di oltre 6.500 lavoratori provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka. Senza includere però i decessi di immigrati da altri Paesi come Filippine e Kenya. E le vittime degli ultimi mesi dell’anno scorso.

Mohammad Shahid Miah, del Bangladesh, è stato fulminato nel suo alloggio dopo che l’acqua è entrata in contatto con cavi elettrici esposti. In India, la famiglia di Madhu Bollapally non ha mai capito come il proprio caro, 43enne e in buona salute, sia morto per “cause naturali”. Il suo corpo è stato trovato sul pavimento del suo dormitorio. Dietro le statistiche si celano tante storie di famiglie private del capofamiglia e che lottano per un risarcimento, senza conoscere le cause della morte.

Le cause naturali sono risultate le più comuni, soprattutto insufficienza cardiaca o respiratoria acuta. Secondo un’indagine dell’Onu, per almeno 4 mesi l’anno i lavoratori hanno dovuto dovuto affrontare uno stress termico significativo stando all’aperto, considerate le temperature torride del Qatar.

Un portavoce del governo a Doha, pur chiarendo che ogni norte sul lavoro “è una tragedia”, ha sottolineato che i numeri sono proporzionati alla dimensione delle forze impiegate, circa 2 milioni. Il funzionario ha aggiunto che tutti i cittadini e gli stranieri hanno accesso a un’assistenza sanitaria gratuita di prima classe. Secondo gli avvocati delle vittime, invece, l’emirato non consente le autopsie per fare luce sulla lunga serie di decessi “inaspettati e improvvisi”.

La Fifa, organo di governo del calcio mondiale, ha assicurato il pieno impegno a proteggere i diritti dei lavoratori, affermando che la frequenza degli incidenti nei cantieri della Coppa del Mondo è stata bassa rispetto ad altri importante progetti di costruzione in tutto il mondo. Senza fornire prove, secondo il Guardian.

E sui social media cresce l’indignazione. “Nessuna partita di calcio vale questo numero di morti”, “non ci sono scuse per le orrende condizioni di lavoro del Qatar”, sono alcuni dei post in rete. E ce ne sono anche di più duri: “Il Qatar ha collaborato con una Fifa corrotta per ospitare i mondiali in stadi costruiti con il sangue e la morte di migliaia di schiavi”.

(di Luca Mirone/ANSA)

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