Covid arricchisce le mafie, mani su ‘green’ e sanità

Direzione investigativa antimafia
Direzione investigativa antimafia (DIA).

ROMA. – Un dramma per milioni di italiani, un affare per le mafie. I clan hanno trasformato la crisi-Covid in “grande opportunità” di guadagno: rilevano aziende fallite per la pandemia, si infiltrano negli enti locali, incamerano appalti, mettono le mani sul business della sanità e guardano con interesse ai progetti per la riconversione ‘green’ dell’economia ed ai fondi del Recovery plan.

L’allarme è contenuto nell’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia al Parlamento ed il direttore Maurizio Vallone segnala un dato significativo al riguardo: nonostante l’economia italiana abbia subito un rallentamento di circa il 10% del prodotto interno lordo, nel primo semestre del 2020 le segnalazioni per operazioni sospette sono aumentate del 30%.

Le indagini raccontano di una criminalità organizzata che durante il lockdown ha continuato ad agire sottotraccia, con un calo delle “attività criminali di primo livello” (traffico di droga, estorsioni, ricettazione, rapine), ma un aumento al Nord ed al Centro dei casi di riciclaggio e, al Sud, i casi di scambio elettorale politico-mafioso e di corruzione. Stabile l’usura, fattore sintomatico di una pressione “indiretta” comunque esercitata sul territorio.

Si tratta, rileva la Dia, “di segnali embrionali che, però, impongono alle Istituzioni di tenere alta l’attenzione soprattutto sulle possibili infiltrazioni negli Enti locali e sulle ingenti risorse destinate al rilancio dell’economia del Paese”. Sono cresciute anche le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) pervenute alla Direzione rispetto allo stesso periodo del 2019. Un dato, viene sottolineato, “indicativo se si considera il blocco delle attività commerciali e produttive determinato dall’emergenza Covid della scorsa primavera”.

La disponibilità di liquidità delle cosche punta ad incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà, con il rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole “possano essere fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”.

Diventa pertanto fondamentale, si legge nella Relazione, “intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a ‘rilevare’ le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il welfare criminale ed avvalendosi dei capitali illecitamente conseguiti mediante i classici traffici illegali; dall’altro, a drenare le risorse che verranno stanziate per il rilancio del Paese”.

Per contrastare gli appetiti mafiosi sugli appalti Vallone un ‘controllo amministrativo preventivo’ da parte dei prefetti, non sulle imprese che partecipano ai bandi ma sull’appalto stesso. Ciò per evitare che gli infiniti ricorsi blocchino le gare e allo stesso tempo garantire allo Stato uno strumento concreto per monitorare possibili infiltrazioni mafiose.

“Sulla base dell’articolo 34 bis del Codice antimafia – spiega il direttore della Dia – quando un tribunale ritiene che ci siano elementi da approfondire, anziché interdire la ditta, si stabilisce un controllo giudiziario per sei mesi nei quali l’impresa continua ad esercitare nel pieno delle sue funzioni, ma deve rendere conto al delegato del tribunale di ogni sua operazione”.

Al di là del Covid, la Relazione scatta una fotografia delle tendenze che si riscontrano nelle diverse organizzazioni. La ‘ndrangheta, sempre leader dei grandi traffici di droga e saldamente proiettata in tutto il Nord, in Europa ed in America, sta perdendo la sua caratteristica struttura monolitica ed impermeabile a fenomeni come la collaborazione con la giustizia di affiliati e imprenditori e commercianti taglieggiati e costretti in precedenza all’omertà.

Cosa Nostra ha rivitalizzato i contatti con le famiglie d’oltreoceano, riammettendo nei suoi ranghi le nuove generazioni degli ‘scappati’ dalla guerra di mafia degli anni ’80 e sta beneficiando di scarcerazioni di anziani affiliati che hanno scontato lunghe pene detentive. La camorra usa le sue ingenti risorse economiche per proporre “un ‘intervento’ potenzialmente molto più rapido ed efficace rispetto a quello dello Stato, una sorta di welfare porta a porta, utile per accrescerne il consenso”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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