Rider: dopo mossa pm Milano ‘pioggia’ cause lavoro

Un rider Just Eat.
Un rider Just Eat.

MILANO  – Si prepara una battaglia giuridica con una pioggia di cause civili davanti al Tribunale del Lavoro, dopo la mossa della Procura di Milano nell’inchiesta pilota, che si è poi allargata a tutta Italia, sul fenomeno dei rider. In particolare, dopo che gli ispettori del lavoro, a seguito anche degli accertamenti di carabinieri e inquirenti, hanno notificato a quattro colossi del settore, Glovo-Foodinho, Just Eat, Uber e Deliveroo, verbali amministrativi nei quali si indica che le posizioni di oltre 60mila ciclofattorini vanno regolarizzate, da lavoratori autonomi a “coordinati continuativi”, con tutte le garanzie dei subordinati.

In Procura, dove le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti, viene ribadito che gli inquirenti non vogliono certo mettere “un freno all’economia digitale con regole vecchie”, ma che vengano riconosciuti “diritti” a lavoratori che, tornando al monito del procuratore Francesco Greco, non possono essere trattati da “schiavi”, perché sono “cittadini”.

In realtà, è stato chiarito, i verbali di “riqualificazione contrattuale” sono procedimenti amministrativi. Per opporsi si può fare ricorso, ma non prevedono sanzioni specifiche, anche se il mancato adempimento potrebbe portare anche al ritiro delle licenze. L’ispettorato del lavoro, intanto, ha segnalato alle aziende che devono sanare le posizioni, sul fronte soprattutto dei contributi, di rider che, come risulta dagli atti, hanno lavorato dal 2017 e fino all’autunno scorso.

Ogni lavoratore, poi, potrà intentare una causa di lavoro contro la società, se lo riterrà opportuno. Diverso, invece, il profilo delle contestazioni che riguardano i reati contravvenzionali per le violazioni sul capitolo della sicurezza e della salute dei rider. In questo caso, entro 90 giorni (termine prorogabile) le società dovranno adempiere alle prescrizioni e pagare un quarto della cifra massima delle ammende e, quindi, versare, è stato calcolato, oltre 733milioni di euro (la cifra è già un quarto delle multe totali). Così si estinguerà il procedimento con un decreto penale di condanna. In caso contrario il processo andrà avanti, ma a pesare potrebbe esserci anche la prescrizione (il termine è 4 anni).

Mentre i legali delle aziende studiano gli atti, tanto che già ieri Assodelivery ha fatto sapere che valuterà “ogni azione conseguente”, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha chiesto “che il ministero del Lavoro” riattivi rapidamente il tavolo di confronto, “perché è il momento di dare una risposta, ed è possibile, facendo in modo che questi lavoratori abbiano il loro contratto nazionale”. Sei sono gli indagati, tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza, delle varie società, mentre in Procura sono in corso anche indagini fiscali su Uber e fascicoli di questo genere riguarderanno anche le altre aziende di delivery.

Igor Greganti/ANSA

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