Governo verso il rinvio delle elezioni amministrative

Palazzo Chigi, sede del Governo.
Palazzo Chigi, sede del Governo. (Frame video ANSA)

ROMA. – Massima prontezza a ulteriori strette, priorità assoluta l’accelerazione dei vaccini, primi passi nella rimodulazione del Recovery Plan: la fase due dell’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi percorre innanzitutto queste tre priorità. E’ sempre l’allerta Covid a tenere altissima l’attenzione del presidente del Consiglio.

Ed è un’allerta che, in un prossimo Cdm, potrebbe portare il governo a rinviare a dopo l’estate tutte le elezioni amministrative previste da qui a fine giugno: le Regionali in Calabria dell’11 aprile, le suppletive a Siena, le amministrative che si terranno in circa 1200 Comuni. Tra i quali metropoli come Roma, Milano, Napoli, Torino.

Il rinvio è sul tavolo del titolare del Viminale Luciana Lamorgese. L’istruttoria è stata conclusa, manca il decreto legge necessario per concretizzare lo slittamento, che potrebbe cadere tra settembre e ottobre con l’ipotesi di una sola data per Regionali calabresi e Comunali. Servirebbe l’informale ok dei segretari dei partiti, si spiega in ambienti ministeriali. Il rinvio potrebbe fare meno comodo a quelle forze date dai sondaggi in costante ascesa.

“Ma pensare a un voto e ai comizi che lo precedono, in un momento in cui si paventa una zona rossa nazionale sarebbe illogico”, spiega una fonte di maggioranza. E il tempo stringe. Per le Regionali in Calabria il governo deve varare il dl entro la metà di marzo. Per le amministrative entro la fine di aprile. Più facile allora che si attui un rinvio “erga omnes” delle prossime tornate elettorali.

Ci sono, inoltre, due appendici a rafforzare la possibile mossa del governo. La prima è la scuola: ulteriori rallentamenti del calendario a causa dell’organizzazione dei seggi andrebbero a danneggiare uno dei settori più colpiti dalla pandemia. La seconda fa riferimento alle parole con cui il presidente Sergio Mattarella, annunciando il conferimento dell’incarico a Draghi, sottolineò il rischio epidemiologico di un ritorno al voto in primavera. Parole che un qualsiasi partito di maggioranza avrebbe difficoltà, con la curva dei contagi in ascesa, a contraddire.

Il Recovery e il nodo vaccini sono i due dossier che, in una conversazione telefonica nel pomeriggio, Draghi affronta poi con la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen. Un colloquio che cade in un momento in cui dai Paesi membri sale il pressing su Bruxelles e sull’Ema per accelerare la distribuzione e la produzione dei vaccini. L’exit strategy invocata da Matteo Salvini, quello dello Sputnik, non è contemplata dal governo italiano.

“Non è solo geopolitica, è che le dosi sono poche”, spiega una fonte di governo. Ma la mossa di Austria e Danimarca di produrre vaccini in joint venture con Israele, quindi con un Paese Extra-Ue, non lascerebbe indifferente l’esecutivo. Roma, almeno per ora, vuole agire in piena sinergia con Bruxelles. Ma ogni passo falso dell’Ue può costare caro. E il pressing di Roma si estende anche ad un altro nodo, quello dei migranti.

“L esigenza di una gestione europea dei flussi migratori mirata a una maggiore proporzionalità tra responsabilità e solidarietà degli Stati Membri”, è infatti il terzo nodo che Draghi affronta con von der Leyen in vista dei prossimi Consigli europei.

(di Michele Esposito/ANSA)