Tensione con Gb,”blocco vaccini mina la lotta al virus”

Una fiala con il vaccino della Oxford University/AstraZeneca.
Una fiala con il vaccino della Oxford University/AstraZeneca.

BRUXELLES.  – Un boccone indigesto. Di fronte al blocco dell’Unione europea all’export dei vaccini del colosso anglo-svedese, AstraZeneca, Londra si è scagliata contro Bruxelles.

Ma la Francia di Emmanuel Macron già pensa di imboccare la strada battuta dall’Italia, mentre il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha avvertito: “Finché ci saranno ritardi fermeremo” le dosi. E la Germania ha incalzato: l’azienda, “rispetti gli impegni”.

Lo stop ad AstraZeneca ha avuto di certo un gusto amaro per Downing street, che non ha perso tempo ad attaccare l’Ue con accuse di mancanza di generosità.

“La ripresa del Covid depende dalla cooperazione internazionale, e porre in atto restrizioni mette a rischio la battaglia globale dei vaccini”, è stata la reprimenda del Regno Unito, paradossalmente  proprio uno dei primi Paesi ad aver praticato la politica dell’UK first, lasciando l’Unione ad aspettare dosi già pagate e mai consegnate, con le curve del Covid in rialzo, sull’onda delle varianti che dilagano.

Ma Bruxelles ha chiarito: sulla cooperazione internazionale non c’è nulla da temere. Nè hanno di che preoccuparsi le aziende che onorano i contratti. In un mese sono partite 174 consegne verso trenta Paesi, senza contare i 92 Stati che non rientrano nel sistema di controllo sull’export, e il forte impegno sul Covax, lo strumento per garantire l’accesso ai sieri, a livello globale, con donazioni dell’Unione  in Moldavia, Ghana e Costa d’Avorio.

Il messaggio, insomma,  è rivolto solo e soltanto “all’inadempiente AstraZeneca”, ha spiegato il portavoce dell’Esecutivo comunitario, Eric Mamer.

Il Big Pharma nelle sue distribuzioni ha privilegiato proprio il Regno Unito. Un trattamento che il ceo dell’azienda, Pascal Soriot, in un’audizione all’Eurocamera, la settimana scorsa, aveva motivato con ingenti investimenti di Londra, fin dalla prima ora, nello sviluppo del siero, e della sua produzione.  Ma con forti ricadute sui 27,  che nel primo trimestre dovrebbero ricevere solo 40milioni di dosi, ovvero il 25% di quanto previsto dal contratto di pre-acquisto, per il quale l’Unione ha già pagato 870 milioni di euro.

Una situazione di disparità, rispetto alla quale l’ad di AstraZeneca Italia, Lorenzo Wittum,  non ha potuto far altro che commentare: “Capiamo perfettamente la decisione” presa dal governo di Mario Draghi.

E non ci sono stati incidenti diplomatici con l’Australia. Il premier, Scott Morrison, ha minimizzato. “In Italia le persone muoiono al ritmo di 300 al giorno. Posso certamente capire l’alto livello di ansia. Sono in una situazione di crisi senza freni. Non è la nostra situazione”.

E sebbene il ministro alla Salute, Greg Hunt, abbia indicato come la questione sia stata sollevata attraverso più canali, la Commissione europea, decisa a non fare dietrofront, ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna richiesta formale da Canberra.

Il vicepresidente, Valdis Dombrovskis ne ha tra l’altro discusso col ministro al Commercio, Dan Tehan, in una telefonata già programmata, spiegando con i dovuti dettagli  la situazione.

Intanto la Francia potrebbe presto seguire l’esempio italiano. “Potremmo farlo. Abbiamo contatti in corso”,  ha detto il ministro della Salute, Olivier Veran. Proprio oggi il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian si è incontrato con Luigi Di Maio, per parlare, tra gli altri dossier, dei vaccini.

Nella conferenza stampa congiunta, il  capo della Farnesina ha poi indicato: “Finché ci saranno ritardi continueremo a bloccare”. Ed il ministro della Salute, Jens Spahn, da Berlino ha incalzato: “Dobbiamo fare pressione affinché le consegne promesse siano mantenute”.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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