I marmi di Christian Lemmerz, dalle Apuane a New York

Nella sede della Faurschou Foundation di Brooklyn.
Nella sede della Faurschou Foundation di Brooklyn.

NEW YORK. – Dalle Apuane a New York passando per la Danimarca: per “The Last of Us”, una nuova serie di monumentali sculture in marmo di Carrara in mostra fino al 27 giugno alla Faurschou Foundation di Brooklyn, l’artista tedesco ma che fa base a Copenhagen Christian Lemmerz ha lavorato con e contro la tecnologia per dar vita a un nuovo tipo di statue concepite digitalmente.

Lo spirito di Michelangelo respira in queste nuove opere create combinando scan in 3D del corpo umano in movimento, il tocco umano che sfida e distorce il computer e il trapano meccanico che realizza le sculture direttamente sul blocco di marmo.

La mostra nel nuovo quartiere degli artisti di Greenpoint comprende un busto e cinque fantasmi che evocano una figura umana intera. Ci sono pochi temi e tabù che Lemmerz non ha esplorato in un universo che va da Kant e Heidegger al mondo dominato dai mass media dove sofferenza e morte sono temi centrali.

L’artista spiega all’ANSA che in “The Last of Us” ha cercato di esplorare un rapporto di maggior collaborazione tra intelligenza umana e artificiale: “Ho cercato di ingannare il trapano meccanico. Ho usato gli scan 3D di persone in movimento ma ho dato alla macchina informazioni sbagliate attraverso il computer creando intenzionalmente errori che hanno ridefinito il marmo creando qualcosa di nuovo. E come quando Michelangelo volutamente lasciava che si vedesse la traccia dello scalpello, anch’io ho permesso che la traccia della macchina fosse visibile nella scultura”.

Molto del lavoro di Lemmerz ha come base Pietrasanta. L’artista ci va dalla metà degli anni Settanta e ha visto la cittadina sulle Apuane cambiare nel corso degli anni, da villaggio di artigiani e di artisti – era l’epoca d’oro di Henry Moore, Isamu Noguchi, Jean Arp, tra i tanti – alla meta turistica di oggi. Lemmerz ci ha vissuto molti anni, ora ci va solo per lavoro e si appoggia al laboratorio di Umberto Togni, nella vicina Valdicastello.

“Mi sento a casa quando vado alle cave, sono luoghi affascinanti anche se lo sfruttamento eccessivo di quel materiale da parte della nostra società crea ambivalenza”. E’ da quando arrivò ancor teenager in Versilia per studiare all’Accademia Carrara che Lemmerz sente l’attrazione del marmo: “Una pietra che trasuda cultura. Il marmo bianco è uscito dal Rinascimento, ma non è più un materiale puro e senza tempo. E’ stato contaminato con e attraverso la storia dell’arte, il kitsch e il mito”.

La mostra alla Faurschou è la seconda per il museo privato aperto lo scorso dicembre nell’ex quartiere polacco di Greenpoint e ora cuore hipster di Brooklyn. Il nuovo polo per l’arte contemporanea è l’avamposto newyorchese della fondazione creata dall’ex gallerista danese Jens Faurschou che, dopo aver conquistato Copenhagen e Pechino, ha adesso messo gli occhi sulla Big Apple.

(di Alessandra Baldini/ANSA)