Superquark quarant’anni: Piero Angela, curioso sempre

Piero Angela durante il programma Superquark.
Piero Angela durante il programma Superquark.

ROMA. – All’inizio si chiamava solo ‘Quark’, era in seconda serata, e andava in onda dopo ‘Dallas’, la prima puntata il 18 marzo 1981. Sempre più popolare, nel 1995 divenne ‘SuperQuark’, con una durata maggiore e una nuova formula. Compie 40 anni lo storico programma di Piero Angela, di divulgazione scientifica, tecnologica, naturalistica, alimentare, umanistica alla portata di tutti, musica, archeologica.

“La scienza – racconta Angela 92 anni, (nato a Torino il 22 dicembre), principe dei divulgatori scientifici in tv, 12 lauree honoris causa, medaglia d’oro per la cultura italiana – è capire tutto. Cerchiamo di essere ottimisti: il Covid finirà e tornerà la vita normale”.

E’ ospite di “New Normal Live”, il talk condotto su LinkedIn dal giornalista e top voice del social media dedicato al lavoro, Filippo Poletti e dalla psicologa Monica Bormetti. Lo fa dopo il successo del progetto “Prepararsi al futuro”, nato come una serie di incontri promossi dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, dal Politecnico di Torino e dall’ufficio scolastico regionale del Piemonte e diventati, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, un programma prodotto da Rai per il Sociale.

Non esiste una puntata di “Quark” alla quale Angela è più affezionato: «Sono come figli, impossibile preferirne uno. Se dovessi guardare alla mia vita, non la cambierei: il lavoro mi ha permesso di incontrare tantissime persone e avere tante soddisfazioni dal pubblico», spiega il noto conduttore.

Guardando al futuro, a 8 lustri dall’avvio della fortunata trasmissione “Quark”, Angela dice: “Il mio erede oggi? Non mio figlio – prosegue sorridendo -. Lui si occupa di altre cose, ha fatto anche lui divulgazione. Ha una formazione scientifica: si è laureato in scienze naturali, poi ha fatto il ricercatore per molte campagne di scavo in Africa e altrove. Ha iniziato a fare divulgazione ed è stato attratto sia dalla paleontologia che dalla archeologia, e dall’archeologia fino all’arte. Fa tutt’altro. Ci sono dei giovani che stanno crescendo e che abbiamo arruolato in “Superquark+” per RaiPlay. Abbiamo fatto due serie da 10 puntate: ne faremo una terza».

I più bravi a fare divulgazione scientifica?

“Non sono coloro che hanno lauree scientifiche, ma laureati in filosofia della scienza”. Angela non smette di appassionarsi ed è pieno di idee: “Il segreto della giovinezza è mantenere la curiosità e avere progetti, anche piccoli. Finalmente farò un disco, uscirà dopo l’estate: ci saranno dei brani che eseguirò al pianoforte e altri suonati con un piccolo gruppo jazzistico”, spiega.

Tra i suoi piani non c’è la politica: “Non mi interessa. Sono un indipendente, un battitore libero. Voto le persone più che il partito. Su questo ho scritto il libro “A che cosa serve la politica?”. La politica deve valorizzare e sostenere la ricerca, cosa che non avviene”. Da ultimo: “La Rai è un servizio pubblico: deve aiutare la gente a capire, a rendersi conto di quanto la ricerca, l’innovazione, e il buon senso possano aiutare il Paese a superare i problemi”. Agli scienziati dice: “dovete alzare la voce, spiegare quello che fate”.

Il terzo testimone è per la scuola italiana: “Quando mi chiedono in che cosa sono esperto, dico che sono ignorante. Ho fatto tanti documentari e ho scritto libri su diversi argomenti. Chi gioca a scacchi capisce queste cose: per questo bisognerebbe insegnare gli scacchi a scuola”.

In due interviste all’ANSA Angela aveva ricordato su Superquark: “La prima volta che siamo andati in onda c’era ancora l’Unione Sovietica e si parlava di rifugi antiatomici. Nel 1981 nasceva anche il primo personal computer, mentre il telefonino e internet erano lontani. Andare in onda alle 21.35 significava essere già in seconda serata: in quella storica prima puntata portammo a casa un risultato di oltre 9 milioni di telespettatori. Nascevano anche le prime tv commerciali.

Da quel lontano 1981 il mondo è cambiato ma, rileva il conduttore, ”il linguaggio usato per raccontarlo è rimasto lo stesso. Perché entrando nelle case degli italiani siamo diventati parenti dei telespettatori. Ma a modo nostro abbiamo anche fatto politica, usando proprio messaggi semplici e chiari a tutti, lontani dalle liti e dalle bagarre che tengono oggi banco”.

”Questo lavoro è come lo sport: non conta ciò che hai fatto prima, devi essere sempre pronto a correre”. Ai giovani: “Il nuovo secolo che stiamo vivendo è vostro. Nel 2050, che sembra così lontano, voi sarete dei 40/50enni. Sarà un secolo pieno di cambiamenti e mi spiace di non poter vedere tutto quello che succederà: grandi problemi, ma anche innovazioni e opportunità. Vi auguro la saggezza di guidare uno sviluppo equilibrato e sostenibile”.

(di Nicoletta Tamberlich/ANSA)

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