Alberto Caimi: “Laureati della Bocconi in Spagna: top manager e quadri medi”

Alberto Caimi, Independent Consultant e "Chapter Leader BocconI Alumni"

MADRID – Dai quadri intermedi ai top manager. Sono presenti ovunque vi siano grosse aziende, società finanziarie, multinazionali. Si occupano di marketing, strategia aziendale, finanza. E, in generale, occupano posti di responsabilità. Tante volte, nelle “stanze dei bottoni”; proprio lì dove si prendono le grandi decisioni. Sono i laureati della Bocconi; gli ex alunni del “Campus” milanese. Anche in Spagna ve ne sono tanti, molti di più di quello che immaginiamo. Risiedono soprattutto a Madrid e Barcellona. Cioè, nelle città spagnole in cui le multinazionali hanno una loro sede, operano i grossi conglomerati finanziari, ed hanno i loro uffici enti pubblici e organismi multilaterali.

L’università Bocconi

– Ho una lista di oltre 250 ex alunni. Personalmente ne conoscerò la metà. Comunque, se si fa una ricerca su “linkedin” se ne trovano oltre 800 solo a Barcellona – Alberto Caimi è un ex- alunno della Bocconi. Vive a Barcellona, città nella quale si trasferì nel 1986. Come confessò in una intervista al quotidiano “El Periódico” edito nella Catalogna, vi venne “per evitare il servizio militare che allora, in Italia, era obbligatorio”. Gli Alumni Bocconi erano organizzati in una Associazione centrale e tante associazioni locali, fino a l’Università decise di sciogliere tutti i gruppi sparsi per il mondo, e creare una sola “Community”. Oggi è il “chapter leader” della “Chapter Barcellona”. Ma, come ha tenuto a precisare all’inizio della nostra conversazione, parla a titolo personale e non a nome dell’Università milanese.

– In Spagna – precisa – oltre al “chapter Barcellona” c’è anche quello di Madrid. Gli alunni della Bocconi, infatti, vengono raggruppati non per paesi ma per città. Non esistendo più una associazione – aggiunge –, qualunque laureato della Bocconi è di fatto, un “alumno” per “default”. E lo è per tutta la vita. Ci sono tanti ex alunni che, per una ragione o per l’altra, non hanno mai preso contatto con la “Community”. Non sono quindi identificabili. Ogni tanto, realizzo una ricerca su “linkedin”. Cerco di contattare gli ex-bocconiani che non conosco. Invio loro una mail. Alcuni rispondono e altri no.

Una “Community”, quindi, legata da un comune denominatore: l’appartenenza ad un ateneo di grande prestigio, sempre più simile ad un “campus” americano.

– Organizzate eventi? Di che tipo?

– Fino ad un anno fa, le nostre iniziative erano presenziali – spiega -.  A volte ci si limitava ad un aperitivo o ad una cena. Altre, si partecipava a seminari. Ogni tanto, l’università avvisa che c’è un professore in zona. Ed allora ci cerca di organizzare un incontro. L’Università ha anche professori o collaboratori che propongono seminari. Si cerca di organizzarli in un posto carino. Il numero dei partecipanti agli eventi non è mai fisso…

Come è nata la necessità di creare un’associazione?

– Lo stimolo, oggi, viene dalla stessa Università – ci dice -. Prima non era così. Ma esisteva comunque un’associazione che riuniva gli alunni della Bocconi.

A Barcellona, commenta Caimi, l’associazione fu creata nel 2011. Ma già nel 1998 “esisteva

A Barcellona, commenta Caimi, l’associazione fu creata nel 2011. Ma già nel 1998 esisteva un “chapter”, anche se non aveva struttura legale.

– All’inizio – racconta – non era proprio un’associazione; almeno, non nel suo aspetto formale. Poi, però, ci è stato chiesto di costituirne una con ente giuridico. L’anno scorso, è stato deciso di smantellare l’associazione perché, a livello centrale, la Bocconi, seguendo il modello di tante università americane, voleva recuperare il “popolo degli alunni”, la sua “community”. E renderla parte integrante dell’università.

 

Top manager e quadri medi

La “Bocconi” li ha preparati per assumere responsabilità ad ogni livello della gerarchia aziendale. E loro, salvo rare eccezioni, ricoprono incarichi di alto profilo. Per questo, quando chiediamo a cosa si dedicano gli alunni della Bocconi in Spagna, Caimi risponde:

– Direi che c’è di tutto, veramente di tutto: dai top manager ai quadri medi. A Barcellona operano tante società multinazionali. Qui hanno la loro sede europea o succursali. Per cui arrivano tanti neolaureati. Sono i quadri intermedi destinati a diventare top manager.

– Laureati della Bocconi che abbiano deciso di intraprendere una propria attività industriale?

– In questo momento non me ne vengono in mente – ci dice dopo un attimo di esitazione -. Ci sono tanti consulenti. Ed anche tanti commercialisti specializzati in temi fiscali che possono essere d’interesse per le aziende italiane che sbarcano a Barcellona.

Ammette che non tutti vengono in Spagna per ragioni legate alla loro professionalità.  Tanti vi approdano per altri motivi. E poi vi restano. Proprio come è capitato a lui, ormai a Barcellona da oltre trent’anni.

– Quali sono le differenze tra Italia e Spagna nell’ambito dell’inserimento nel mondo del lavoro?

–  Nessuna – afferma categorico per poi aggiungere:

– C’è da tener conto, comunque, che per un bocconiano è molto facile inserirsi nel mondo del lavoro. Lo è in Italia, e lo è all’estero. Molto dipende, comunque, dalla persona.

– Sondaggi per sapere quanti si sono trasferiti a Barcellona già con un lavoro, quanti quelli che sono venuti in cerca di lavoro e quanti, ancora, hanno deciso di venire per altri motivi?

– Direi che all’inizio sicuramente sono stati motivi non professionali quelli che hanno spinto i bocconiani in Spagna – commenta -. Sto parlando di 20 o 25 anni fa, quando i bocconiani che ci conoscevamo non eravamo più di una quindicina. Di quei 15, 10 erano venuti in Spagna per motivi diversi da quelli legati al lavoro. Probabilmente oggi è diverso. È possibile che la maggior parte viva a Barcellona perché l’azienda in cui sono impiegati li ha trasferiti qui o semplicemente perché il mercato di lavoro locale offre maggiori opportunità. Sono tante le multinazionali che hanno una sede a Barcellona o a Madrid.

 – Quali sono le caratteristiche di un bocconiano…

Lo chiediamo ad un professionista oggi impegnato soprattutto in due ambiziosi progetti. Il primo è quello di “Barcelona Housing Systems”, una società spagnola che ha sviluppato una tecnologia ed un modello di business per l’industrializzazione del settore delle costruzioni, che permette di fornire alloggi popolari su grande scala e di buona qualità in tempi e costi ridotti. Il secondo progetto, invece, è quello che segue per “AIBlinks”. Come ci spiega, si propone di fornire strumenti di Intelligenza Artificiale e “Machine Learning” per i grandi “brands” della moda e del lusso, strumenti che agevolano e velocizzano la presa di decisioni operative e strategiche

La “Bocconi”

– Difficile dirlo – confessa. La sua risposta non è immediata. Dall’altro capo della linea telefonica si sente un profondo sospiro accompagnato da quello che pare un sorriso pacato.

– Probabilmente oggi sono assai diverse da quelle del bocconiano di 30 anni fa – spiega -.  Lo posso vedere riflesso su me stesso. Mi sono laureato nel 1988. Non avevo quel sentimento di appartenenza che hanno i bocconiani oggi. Poi ovviamente anch’io sono cambiato. Ho vissuto 10 anni a Barcellona senza avere contatti con altri italiani. Ero venuto per ragioni personali e non sentivo il bisogno di stabilire contatti con altri della comunità. Poi, dopo 10 anni, per caso, sul lavoro ho incontrato un bocconiano. Fu lui che mi disse: “Ogni tanto i pochi bocconiani che viviamo a Barcellona ci riuniamo, ci ritroviamo per mangiare una pizza assieme…” Fu così come mi avvicinai a loro. Ai miei tempi, non è che l’università facesse molto per mantenere quel senso di appartenenza che, oggi, è invece molto forte. Quindi, diciamolo pure, è cambiata innanzitutto la nostra Università. È diventata un luogo nel quale gli studenti trascorrono molto più tempo di quanto ne passassi io. La Bocconi si è trasformata in un vero e proprio “campus”, con le stesse caratteristiche di quelli americani. Fa molto di più che istruire. Per esempio, ora c’è un campo sportivo e ci sono residenze universitarie con una capacità di gran lunga superiore a quelle dei miei tempi. Quindi, un bocconiano quando si laurea, si sente realmente bocconiano. C’è un sentimento di appartenenza. Ci si sente orgogliosi di essere un bocconiano. Devo dire che è una bella cosa. In questi anni – aggiunge -, mi sono ritrovato a partecipare alle attività della “community”. Addirittura, ne sono diventato “chapter leader” di Barcellona. È un incarico che si svolge al massimo per quattro anni, due mandati. I giovani bocconiani – sottolinea – sono professionisti molto preparati, esigenti nel lavoro e con l’ambizione di occupare incarichi nei quali si possano sentire realizzati.

 

Un po’ ovunque

Milano, Ancona, Amsterdam, Belgrado, Londra, Parigi, Sidney, Dallas… La “coomunity” è presente un po’ ovunque. È una fitta rete che il “campus” si impegna a mantenere viva. Da qui, la nostra domanda:

– Quali sono i contatti che avete con le altre “community” nel mondo?  

– Ci sentiamo regolarmente – assicura -. Ed una volta all’anno ci si riunisce. Prima, questi incontri erano presenziali. Ora, a causa della pandemia… lo scorso anno ci siamo sentiti, incontrati in forma virtuale. C’è anche un raduno mondiale di tutti i “chapter”. Anche quello avviene una volta all’anno. Tutto è gestito centralmente da Milano. Poi, evidentemente, la pagina web della “Community” ci mantiene informati su quello che si fa. Soprattutto ora che si organizzano eventi virtuali. Prima, se la manifestazione era importante, si prendeva l’aereo e si assisteva. Ad esempio, a gennaio si andava a Vienna, perché veniva organizzato il ballo di inizio anno. Oggigiorno, un evento organizzato dal “chapter Berlino” può essere seguito tranquillamente anche da altri “chapter” europei. Gli eventi si fanno di solito in italiano o in inglese.

– Attualmente a cosa ti dedichi…

– Offro consulenza aziendale – ci dice -. Lavoro su diversi progetti che mi interessano… e che possano coinvolgermi quasi come fossi un lavoratore dipendente anche se resto autonomo nella gestione del mio tempo.

– In Spagna, tra i grandi programmi del governo, c’è quello di orientare gli investimenti verso un’economia verde e digitale. In che modo gli alunni della Bocconi possono essere coinvolti in queste strategie che seguono disposizioni diramate dall’Unione Europea?

– Ognuno, nel suo ambito e nell’organizzazione in cui lavora – commenta -, ha sicuramente presente questi obiettivi. Ad esempio, nel progetto “Barcelona Housing Systems” in cui sono coinvolto, mi sono orientato verso quella tecnologia che permette il risparmio di emissioni e privilegia l’uso di energie rinnovabili.

– Credi, quindi, che sia una svolta positiva e indispensabile…

– Sì, in ogni settore – assicura -. Anche nell’altro progetto su cui lavoro, quello che interessa i grandi “brands” della moda e del lusso, si cerca di proporre ai grandi “player” strumenti che permettano di prendere decisioni in tempi molto più brevi che in passato, quindi di evitare sprechi, produzioni in eccesso, e tutto ciò che poi, comunque, si ripercuote su un’economia più verde e più resiliente.

– L’Italia è sensibile a questi problemi o ancora c’è molto da fare? – chiediamo per concludere

-Credo che sia sensibile anche se c’è ancora tanto da fare…

Mauro Bafile

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