Re Abdallah assicura: “La crisi con Hamzah è finita”

Il principe Hamzah bin Al Hussein cammina con il paracadute in mano dopo un lancio nel deserto di Wadi Rum
Il principe Hamzah bin Al Hussein cammina con il paracadute in mano dopo un lancio nel deserto di Wadi Rum . EPA/JAMAL NASRALLAH

TEL AVIV.  – Re Abdallah di Giordania ha scritto la parola fine sulla turbolenta vicenda del fratellastro Hamzah che ha scosso il regno e la famiglia reale.

In un messaggio ai giordani fatto leggere in tv, il monarca – figlio di re Hussein, come il principe Hamzah – ha rassicurato i propri cittadini che la crisi è passata e che il regno non è mai stato in pericolo.  Ma, al tempo stesso, ha ammesso con sincerità quanto il contrasto con Hamzah abbia pesato sulla propia famiglia.

“La sfida dei giorni passati – ha detto – non è stata la più difficile né la più pericolosa per la stabilità della nostra patria ma per me la più dolorosa, perché le parti in discordia erano dentro e fuori la nostra stessa casa”.

In un Paese chiave per gli equilibri della regione e anche mondiali, l’accusa rivolta ad un membro della casa reale di aver attentato insieme ad altri “alla sicurezza e alla stabilità” non è cosa da poco.

Un principe che proclama via Twitter di essere agli arresti domiciliari, che respinge ogni accusa e che pubblicamente annuncia di voler disobbedire agli ordini militari di non usare i social ha avuto tale eco da portare la Giordania  sulle prime pagine di tutto il mondo. Una vicenda política subito scolorata, inoltre, in saga familiare reale. Con una regina, Noor (quarta moglie di Hussein), che scende in campo a difesa del figlio marchiando l’accusa rivoltagli di “calunnia malvagia”.

Gli arresti nel cuore della notte di decine di persone e due alti dignitari di corte, Basem AwadAllah e Sharif Hassan bin Zaid, sembravano aver riportato il Paese ad altri tempi. Il mix avrebbe potuto avere effetti devastanti su un tessuto sociale già minato da una difficile situazione economica aggravata dalla pandemia e che il principe Hamzah ha denunciato in preda alla corruzione e all’inefficienza.

Abdallah ha scelto invece di reagire con equilibrio puntando al compromesso ed ha avocato la risoluzione del conflitto alla stessa famiglia di cui fa parte il principe ribelle. La mediazione è stata affidata allo zio Hassan bin Talal ottenendo l’adesione di Hamzah e il suo giuramento di lealtà.

“Ho deciso – ha ribadito nel suo messaggio di oggi – di affrontare la questione del principe Hamzah nel contesto della famiglia hashemita ed ho affidato la strada a mio zio Talal. Hamzah si è impegnato davanti alla famiglia a seguire la strada dei suoi antenati. Ora Hamzah è con la sua famiglia, nel suo palazzo, sotto la mia ala”. Questo, ha proseguito, non impedisce che “per quanto riguarda altri aspetti” Hamzah non resti “sotto inchiesta, a norma di legge”. Ma la parte più spinosa del contrasto sembra essersi conclusa.

“Il nostro Paese – ha rilanciato Abdallah sembrando cogliere in qualche modo anche le denunce del fratellastro – debe affrontare sfide economiche esacerbate dalla pandemia e siamo ben consci del peso e delle difficoltà affrontate dai nostri cittadini. Ma ci misureremo con esse e con le altre sfide, come sempre, uniti”.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

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