Integrazione versus xenofobia

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare“.

 

Non si sa con precisione chi sia stato l’autore di questi versi. C’è chi li attribuisce a Bertolth Brecht e chi, invece, a Martin Niemöler. In realtà non importa tanto chi li scrisse quanto il messaggio intrinseco in essi: l’indifferenza nei confronti di certi messaggi lanciati da alcune organizzazioni politiche può trasformarsi in un boomerang contro noi stessi.

Le manifestazioni di odio razziale e di xenofobia, se non vengono contrastate con forza fin dall’inizio, possono allargarsi a macchia d’olio. La Spagna, su questo non ci pare possano esserci dubbi, è una nazione multiculturale, aperta e tollerante. E, in non pochi casi, d’esempio per il resto d’Europa. Le conquiste ottenute dai collettivi femministi e dai movimenti LGBTIQ+, l’approvazione della Legge sull’Eutanasia, che permette una morte dignitosa, ne sono solo un piccolo esempio. Eppure, anche in una società così aperta, solidale, liberale e progressista non mancano le correnti reazionarie e xenofobe che si alimentano dell’ignoranza e della paura verso il “diverso”.

La campagna elettorale per il Governo della “Comunidad Autónoma” di Madrid, non ancora iniziata ufficialmente, sta diventando sempre più polemica, alimentando bassi istinti che credevamo ormai superati. Un esempio per tutti, le espressioni xenofobe di Rocio Monasterio San Martín, candidata della formazione di estrema destra “Vox”.

Per il momento, bersaglio dei dardi velenosi dell’esponente di Vox sono stati Serignè Mbayè, dirigente senegalese del sindacato dei “Manteros” da poco cittadino spagnolo, e gli extra-comunitari fuggiti dalla fame e dalle guerre che aspirano a ricostruirsi una vita dignitosa altrove. Sono appunto gli emigrati dall’Africa Subsahariana l’anello più debole della catena, quello più esposto al disprezzo pubblico. Il ministro della Propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbels, sosteneva che “una bugia ripetuta, mille, un milione di volte diventerà una realtà”. È questa la strategia con cui l’estrema destra criminalizza l’emigrazione. Lo fa con messaggi e slogan impregnati di odio, con asserzioni false che, però, hanno presa facile, specialmente tra persone spaventate e preoccupate per il loro futuro.

Purtroppo, i messaggi populisti, imbevuti di demagogia, tendono a espandersi e a creare distorsioni che portano ad atteggiamenti insostenibili e provocatori. Molto più positivo sarebbe aprire un dibattito serio basato su dati reali e non su false sensazioni.

È quanto sta accadendo, in questi giorni, nelle Isole Canarie.

La qualità di vita che offre l’arcipelago al largo dell’Africa nord occidentale, secondo dati dell’Ine, l’istituto di statistiche spagnolo, starebbe provocando un incremento dell’immigrazione proveniente dal resto d’Europa, in particolare dall’Italia; e dall’America Latina, specialmente dal Venezuela. Partendo da questa realtà, e facendo leva su luoghi comuni propagandati dall’estrema destra, sono stati realizzati sondaggi “a senso unico”, orientati a dimostrare il danno che starebbe arrecando l’accelerazione del fenomeno migratorio e il malcontento della popolazione a cui, di fatto, gli immigrati sono presentati come “ladri di posti di lavoro”. Niente di più falso.

Ci si dimentica, infatti, che l’emigrazione è presente in ogni settore della società e che, con la sua eterogeneità, rappresenta una ricchezza. Infatti, sono tanti i giovani che occupano posti di lavoro che altri rifiuterebbero; tanti i professionisti e docenti con una preparazione invidiabile che arricchiscono il sapere nazionale; e tanti anche gli imprenditori piccoli e grandi che contribuiscono a creare posti di lavoro. In questi mesi di pandemia l’apporto del personale sanitario proveniente da altri paesi è stato di indicibile importanza. Ci sono anche molti pensionati che spendono in loco gli introiti maturati nel paese di origine. Tutti, con il loro lavoro e la loro presenza, producono ricchezza; tutti sono consumatori e, quindi, anche parte di quel meccanismo che alimenta industria, ristorazione e commercio.

Una maggiore partecipazione e coinvolgimento delle comunità migranti, in particolare della nostra, non solo nella vita sociale ed economica della Spagna ma anche in quella politica sicuramente rappresenterebbe un importante argine alla diffusione di messaggi xenofobi e razzisti e contribuirebbe ad avviare un dialogo costruttivo. Contribuirebbe anche ad una maggiore armonia nelle relazioni già assai cordiali e importanti tra Italia e Spagna. Speriamo, quindi, che presto si riesca a giungere ad un accordo che permetta la doppia cittadinanza e favorisca pertanto una maggiore integrazione della nostra comunità.

Mauro Bafile