Medici: “Prematuro allentare, solo sotto cinquemila casi”

Medici ed infermieri al lavoro nei reparti di terapia intensiva dell' ospedale modulare Covid allestito nell'area dell'Ospedale del Mare e Napoli
Medici ed infermieri al lavoro nei reparti di terapia intensiva

ROMA. – La quota è 5.000: solo sotto questo numero quotidiano di contagi si potrà parlare di una riduzione del numero delle restrizioni per contenere la pandemia della Covid-19. A chiederlo al Governo sono tutte le maggiori sigle sindacali del settore medico: Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid (Aipac, Aupi, Simet, Sinafo, Snr), Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Fvm – Federazione veterinari e medici, Uil Fpl (Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria e sanitaria) e Cisl medici.

Sono loro, infatti, a proporre un “rallentamento delle restrizioni” possibile “solo con contagi giornalieri al di sotto di 5.000 casi” mantenendo allo stesso tempo una larga capacità di test e “riprendendo” il tracciamento dei contatti “per il controllo della diffusione dell’epidemia”.

In questo modo, precisano, i ricoveri in area Covid medica e intensiva potranno restare “largamente al di sotto delle soglie critiche, rispettivamente 40% e 30%”, tenendo presente che la vaccinazione sarà “completata almeno per i soggetti fragili e gli ultra 60enni, categorie a più alto rischio di ricovero e mortalità”.

Per le organizzazioni dei lavoratori, “ogni prematuro allentamento delle restrizioni potrebbe mettere a rischio tanto la vita dei pazienti affetti da Covid-19, costringendo per carenza di posti letto gli operatori a scelte strazianti sotto il profilo etico, come il triage inverso, quanto la salute dei pazienti con altre patologie, la cui prevenzione e cura rischia di essere ancora una volta sacrificata a causa della sottovalutazione del rischio di una persistente elevata circolazione del virus, sulla quale i medici e i dirigenti del servizio sanitario nazionale lanciano da tempo, inascoltati, tutti gli allarmi possibili”.

“Per la terza volta – commentano i sindacati – gli operatori sanitari sono costretti, dopo il secondo picco epidemico autunnale, a ulteriori sacrifici, anche a rischio della salute personale, oltre che ad affrontare una situazione di costante super lavoro fisico e psichico che sta fiaccando le loro resistenze”.

Sono loro a sottolineare come sebbene i dati delle ultime settimane mostrino “progressivi segnali di rallentamento della crescita dei contagi da Sars-CoV-2”, le “condizioni di sovraccarico di tutto il sistema ospedaliero” e la “persistente” mortalità “impongono molta cautela nell’allentare le misure restrittive della movimentazione sociale”.

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