Vaccini sul lavoro, da sicurezza a responsabilità Asl

Nell'Auditorio Parco della Musica a Roma, le persone ricevono il vaccino anti-Covid di Moderna.
Nell'Auditorio Parco della Musica a Roma, le persone ricevono il vaccino anti-Covid di Moderna. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Arrivano le indicazioni per le vaccinazioni anti-Covid nei luoghi di lavoro, dopo il protocollo sottoscritto il 6 aprile con le parti sociali.

Il documento, elaborato dall’Inail insieme ai ministeri del Lavoro e della Salute, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e alla struttura di supporto alle attività del commissario straordinario per l’emergenza, chiarisce i requisiti e la procedura per l’attivazione dei punti vaccinali territoriali destinati alle lavoratrici e ai lavoratori, con il coinvolgimento dei medici competenti o di altri operatori sanitari convenzionati.

Le indicazioni, allegate al protocollo e pubblicate, vanno dalla necessità di garantire sempre i requisiti di “efficacia, efficienza e sicurezza” all’organizzazione dell’attività, dalla programmazione anche della seconda dose, quando prevista, secondo “le modalità e tempistiche” di ciascun vaccino, al corso per la formazione del personale sanitario sulla piattaforma Eduiss, la piattaforma dell’Istituto superiore di sanità dedicata alla formazione a distanza in salute pubblica, con una campagna ed un modulo ad hoc, curato dall’Inail in collaborazione con l’Iss.

La vaccinazione nell’ambiente di lavoro, si precisa nella premessa, rappresenta “una iniziativa di sanità pubblica” e “pertanto la responsabilità generale e la supervisione dell’intero processo rimane in capo al Servizio sanitario regionale, per il tramite dell’Azienda sanitaria di riferimento”.

L’adesione resta volontaria. E questo canale rappresenta, viene rimarcato, una “opportunità aggiuntiva” rispetto alle modalità “ordinarie” delle vaccinazioni.

Che potrà vedere presto il via – ad inizio maggio secondo l’obiettivo delle parti – alle somministrazioni ai lavoratori. Richiamando il piano nazionale, si precisa infatti che la vaccinazione in azienda possa procedere “indipendentemente” dalla loro età, il tutto a patto che vi sia disponibilità di vaccini.

Uno dei sei “presupposti imprescindibili”: disponibilità dei vaccini, dell’azienda e del medico competente o di personale sanitario; sussistenza delle condizioni di sicurezza per la somministrazione; adesione volontaria ed informata da parte dei lavoratori; tutela della loro privacy.

Per assicurare “tempestività, efficacia e livello di adesione”, gli spazi potranno essere utilizzati non soltanto per la vaccinazione dei dipendenti in senso stretto ma di lavoratori appartenenti anche ad altre imprese, come quelli che vi “prestano stabilmente servizio”.

Per quanto riguarda l’organizzazione dell’attività, si va dalle modalità di adesione delle imprese, che deve essere comunicata all’azienda sanitaria di riferimento, agli oneri che, come già previsto nel protocollo, sono a carico del datore di lavoro o delle rispettive associazioni di categoria, ad eccezione dei vaccini, dei dispositivi per la somministrazione (siringhe/aghi) e degli strumenti formativi e per la registrazione delle vaccinazioni.

La registrazione va fatta subito dopo la somministrazione; il periodo di osservazione post-vaccinazione deve essere della durata di almeno 15 minuti. Prima, come per tutti, vanno presentati il modulo di consenso e i quesiti per il triage prevaccinale e l’anamnesi.

Lascia un commento