Pressing Ue sui governi, Draghi stringe sul Recovery

Ristoranti chiusi in piazza Bresca, Sanremo
Ristoranti chiusi in piazza Bresca, Sanremo, 28 febbraio 2021. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – “Chi arriva prima, prima è servito”. La Commissione europea dà una buona ragione all’Italia per accelerare i tempi di consegna del suo Recovery plan. In ballo c’è la prima tranche di fondi, pari al 13% del totale: già a luglio di quest’anno saranno disponibili 45 miliardi ma i Paesi che presentano i loro progetti in ritardo, rischiano di dover attendere settembre.

Per l’Italia sono in ballo 27 miliardi, una tranche che Mario Draghi intende incassare al più presto. Ecco perché il premier lavora per inviare il Piano nazionale di rilancio e resilienza (Pnrr) a Bruxelles entro la scadenza del 30 aprile. Il via libera del Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare la prossima settimana ma prima Draghi ha convocato i partiti di maggioranza e opposizione.

Tutti coinvolti, nella fase finale di chiusura del piano monstre da circa 200 miliardi, di cui 19 per la Sanità. Ma non è facile comporre tutti gli auspici: la sensibilità dei partiti è altissima, come dimostrano le barricate alzate dal M5s al solo trapelare di voci su un ridimensionamento del Superbonus.

Una convocazione che viene in un momento di tensione tra i partiti sull’entità dei ristori per i settori penalizzati dall’emergenza Covid ma anche dalla questione delle riaperture. Due argomenti che rischiavano di inceppare anche il varo del def e dello scostamento, comunque rinviato di 24 rispetto alla tabella di marcia.

La Commissione europea raccoglierà sui mercati 806 miliardi di euro entro il 2026, con un ritmo di circa 150 miliardi l’anno, per finanziare il Next Generation Eu. I titoli avranno durata tra i tre e i trenta anni e il 30%, circa 250 miliardi, saranno “green bond”, obbligazioni verdi.

La prima emissione è pronta per giugno, ma sono ancora in corso i processi di ratifica nazionali del piano: è questa la grande tegola che pende anche sull’Italia, che è stata tra i primi Paesi a ratificare. Il vicepresidente della Bce Luis de Guindos avverte che è essenziale “evitare qualsiasi ritardo” per non intaccare la “percezione molto positiva” che ha il piano sui mercati.

Il commissario Ue per il Bilancio Johannes Hahn lancia un appello agli Stati che sono in ritardo, perché accelerino la ratifica: tra questi c’è la Germania, dove pende un ricorso alla Corte costituzionale tedesca. Ma Hahn si dice “fiducioso” che anche lì i tempi saranno brevi. Se tutto filerà liscio, poi, a luglio potrà essere distribuita tra gli Stati la prima tranche di fondi da 45 miliardi. Con un’avvertenza: chi arriverà tardi nell’invio dei piani nazionali, rischierà di aspettare.

All’appuntamento il governo italiano, che di Next Generation Eu avrà una fetta cospicua, intende farsi trovare pronto, dando risposte anche a sollecitazioni come quella dell’Ocse a migliorare l’efficienza della sua pubblica amministrazione.

La ‘road map’ di Draghi prevede l’invio del Pnrr a Bruxelles entro il 30 aprile: dopo aver incontrato gli enti locali, inaugurando un confronto che prosegue in questi giorni tra Regioni, Comuni e Province e i singoli ministri, il presidente del Consiglio dovrebbe portare il piano in Cdm la prossima settimana e poi illustrarlo alla Camera il 26 e al Senato il 27 aprile. Prima di allora, ci sarà il passaggio con i partiti tutti, di maggioranza e opposizione.

Aprono le danze giovedì M5s e Lega, venerdì Pd e Fi, lunedì Iv, Fdi, martedì Leu e gli altri gruppi. La volontà di Draghi è condividere l’ossatura del suo piano con i partiti, presentando loro una prima sintesi. E creare più in generale un clima di collaborazione, in vista del passaggio parlamentare del documento e dei tre decreti (semplificazioni, assunzioni, governance) che dovrebbero accompagnare il Pnrr.

Anche in vista di quegli incontri fonti di maggioranza rivelano che Draghi ha visto il presidente della Camera Roberto Fico, nella serata di martedì: sul colloquio, non confermato da fonti ufficiali, resta il massimo riserbo ma è presumibile che i due abbiano fatto anche un punto sulla tenuta del gruppo M5s già “provato” dal passaggio di leadership.

Anche perché, osservano fonti parlamentari, in parallelo con il Recovery andrà il nuovo decreto sul sostegno alle imprese chiuse dal Covid. Il provvedimento, che dovrebbe arrivare a fine mese dopo il via libera del parlamento agli altri 40 miliardi in deficit ( che sarà deciso nelle prossime ore dal Cdm), non è all’ordine del giorno della convocazione a Palazzo Chigi, ma i partiti confidano di poterlo mettere sul tavolo, così come di poter presentare a Draghi le loro idee sulle riaperture. Dossier, quest’ultimo, caldissimo, che il presidente del Consiglio dovrebbe iniziare ad affrontare con i ministri in una riunione venerdì.

In Conferenza unificata intanto sfilano i ministri Vittorio Colao, Renato Brunetta, Roberto Cingolani e Maria Stella Gelmini, per testimoniare volontà di lavorare assieme sul Recovery e indicare le loro linee guida. Colao si sofferma sulla necessità di “accelerare” sulla digitalizzazione del Paese. Cingolani indica il “metodo Genova” per lo sblocco delle opere. Brunetta spiega come si vuole “valorizzare il capitale umano pubblico” e semplificare “200 colli di bottiglia”.

Massimiliano Fedriga a nome dei governatori chiede di avere voce in capitolo sulla “immensa mole di investimenti” in arrivo, a partire da tavoli tematici. I ministri attendono di conoscere la governance del Pnrr, nel timore di non essere tagliati fuori. I partiti sono pronti ad agitare le loro bandiere, come il M5s che chiede di prorogare e non ridimensionare il Superbonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie (“Non lo si abbassi al 75%”, mettono le mani avanti). A Draghi spetterà una non facile sintesi.

(di Serenella Mattera/ANSA)

Lascia un commento