Il mito di Dante nella storia, un ‘girone’ di 300 capolavori

Busto di Dante Alighieri.
Busto di Dante Alighieri. (Foto: Fabio Blaco)

BOLOGNA. – Dante Alighieri e il suo bagaglio letterario declinati nei capolavori dell’arte, in un girone ‘monstre’ da 300 opere che abbraccia sette secoli, maestri del calibro di Cimabue e Picasso, stili e visioni diversissime. È il senso della maxi mostra che da domani aprirà le porte al pubblico a Forlì, ai Musei di San Domenico, grazie a un allestimento impressionante organizzato dalla Cassa di risparmio di Forlì e dalle Gallerie degli Uffizi.

Un viaggio nell’arte, nella letteratura, e una spinta alla ripartenza con un auspicio di rinascita culturale. Con ‘Dante. La visione dell’arte’ Forlì rinnova la sua vocazione dantesca. Nella città romagnola il Sommo Poeta trovò rifugio, lasciata Arezzo, nell’autunno del 1302, presso gli Ordelaffi, signori ghibellini della città. A Forlì fece ritorno, occasionalmente, anche in seguito.

“Non a caso abbiamo scelto Forlì, una delle tappe dell’esilio di Dante, per giunta posta sulla strada tra Firenze e Ravenna – spiega Eike Schmidt, direttore degli Uffizi – un luogo neutrale per non riaccendere la secolare rivalità tra la città di nascita e quella della morte, ma ancora di più per valorizzare l’importanza dell’Italia tutta, cui Dante universalmente appartiene”.

La mostra, organizzata nell’ambito delle celebrazioni promosse dal ministero della Cultura a 700 anni dalla morte di Dante, mette insieme fino all’11 luglio 300 capolavori tra dipinti, sculture, disegni, manoscritti, illustrazioni. Pezzi datati dal Duecento al Novecento e firmati, tra gli altri, da Cimabue, Giotto, Beato Angelico, Michelangelo, Tintoretto, Canova, Andrea del Castagno, autore di una delle primissime raffigurazioni del ritratto di Dante, fino ad arrivare ai preraffaeliti, ai macchiaioli e al Novecento, con Galileo Chini, Plinio Nomellini, Felice Casorati, Lucio Fontana, Pablo Picasso.

Curatori sono i professori Antonio Paolucci e Fernando Mazzocca. Dagli Uffizi arriva una cinquantina delle opere esposte ma ad aprire gli scrigni danteschi sono stati anche altri importanti poli museali. L’Ermitage di San Pietroburgo, il Museo d’Orsay, i Musei Vaticani, solo per citarne alcuni. Uno sforzo corale e più che nazionale.

In 18 sezioni, oltre allo sguardo biografico su Dante, c’è la Divina Commedia grande protagonista, in particolare delle opere dell’Ottocento, che riscopre in chiave romantica temi e personaggi resi universali, come Paolo e Francesca o il Conte Ugolino. È più che una mostra, sottolineano gli organizzatori. L’allestimento è un viaggio nella storia dell’arte tra Medioevo ed età contemporanea. Oltre che simbolo di riscatto e di rinascita, in questo frangente, per il mondo dell’arte e della cultura.

“Celebrare Dante nel 2021 – ha detto Gianfranco Brunelli, direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì – significa ritornare alle ragioni fondative dell’Italia e della sua civiltà, orientate in una prospettiva europea, in un tempo sospeso e decisivo qual è questo”.

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