Madrid: chiude la campagna elettorale in un clima di intolleranza  

I candidati in lizza per la presidenza della "Comunidad de Madrid"

MADRID – Conclusa la campagna elettorale, non resta che attendere il 4 maggio, giorno in cui si eleggerà il nuovo governo della “Comunidad de Madrid”. In totale saranno 5 milioni 112mila 658 i cittadini con diritti al voto che decideranno il futuro della regione per i prossimi due anni. Ancora una volta, gli immigrati residenti nella “Comunidad”, e quindi anche i connazionali, saranno spettatori senza voce né voto. Eppure, le decisioni che prenderà il prossimo governo regionale incideranno anche sulla loro vita. Paradossalmente, l’incremento dei residenti nella “Comunidad”, che ha provocato l’aumento degli scranni nel Parlamento regionale, non influirà più di tanto sul numero degli elettori: si stima che oltre il 60 per cento siano immigrati.

Mónica García, candidata di Más Madrid

Quella a cui abbiamo assistito è stata una campagna elettorale in cui le grandi assenti sono state le proposte. I partiti, fatta eccezione forse per “Más Madrid” che ha cercato di remare controcorrente ed essere propositiva, pur senza molto successo, hanno affidato il loro messaggio a slogan assai semplici, privi di sostanza ma assai effettivi.

Non sono mancate le provocazioni volgari, il linguaggio indecente, e il richiamo a sentimenti nazionalisti, regionalisti, xenofobi. L’intolleranza, tante, troppe volte, è stata la gran protagonista. Messaggio chiave nella campagna elettorale del partito di estrema destra Vox che ha inveito con disprezzo contro l’anello più debole della società: gli extracomunitari e, ancor peggio, i Mena. Ovvero i minorenni stranieri senza genitori o parenti.

Non sono mancate le minacce di morte, corredate da proiettili di alto calibro. Inviate per posta, i destinatari sono stati il leader di Podemos, il ministro degli Interni, la Direttrice della Guardia Civile, l’ex premier José Luis Rodríguez Zapatero. Anche su queste la politica non si è espressa in maniera unitaria. In particolare, la candidata di Vox, Rocío Monasterio, ha evitato di condannare le minacce e, soprattutto, di esprimere solidarietà a chi le ha ricevute. Anzi, ha messo in dubbio la loro veridicità sostenendo di non credere a nulla di ciò che afferma il governo.

I sondaggi danno il trionfo alla candidata del conservatore Partito Popolare: Isabel Díaz Ayuso. Comunque, questa non potrà governare senza Vox, un alleato scomodo che difficilmente valuterà la possibilità di limitarsi ad un “sostegno esterno” che permetterebbe un governo monocolore. Tutto indica che Rocío Monasterio, la candidata del partito di Santiago Abascal, negozierà la vicepresidenza e alcuni posti chiave. Ad esempio, l’Assessorato all’Educazione. Per il momento, comunque, si è limitata a sostenere che l’obiettivo è di evitare un governo di sinistra.

Isabel Díaz Ayuso, candidata del Partito Popolare

Isabel Díaz Ayuso, in cima a tutti i sondaggi, ha trasformato la campagna elettorale regionale in un confronto nazionale. Oggi raccoglie i frutti della polemica permanente col governo di Pedro Sánchez, accusato, fin dall’inizio della crisi derivata dal coronavirus, di “madrileñofobia” per la sua politica restrittiva adottata per arginare la pandemia.

La “Comunidad” di Madrid, come la regione basca, è forse tra le più ricche del Paese. Ed anche la più sensibile all’incremento delle tasse che la candidata del Partito Popolare ha promesso di ridurre qualora fosse eletta. Favorita dalla globalizzazione post-industriale che premia soprattutto il settore dei servizi, l’economia della regione non dipende né dall’agricoltura né dall’industria. La sua fonte di ricchezza sono la ristorazione, l’industria alberghiera e quella del turismo. Proprio quelle più colpite dalla pandemia. Isabel Díaz Ayuso, pur consapevole delle conseguenze sulla salute della popolazione, ha promesso di promuovere quello che ha definito lo “stile di vita del madrileño”. Ovvero, “la libertà di poter bere una birra in compagnia di amici in un locale all’aperto e di poter uscire senza timore d’incontrarsi con una ex”. Affermazioni frivole, in un momento di estrema difficoltà del Paese, che comunque hanno riscosso gli applausi di una parte dell’elettorato.

Ángel Gabilondo, candidato del Psoe

La sinistra, rappresentata dal Psoe, da Más Madrid e da Unidas Podemos, scommette tutto sulla partecipazione massiccia dell’elettorato il prossimo 4-M. Partita in netto svantaggio rispetto al conservatore Partito Popolare, spera di colmare il gap iniziale. I candidati delle tre formazioni progressiste e riformiste hanno evitato la polemica interna e i loro messaggi sono stati orientati verso tre settori diversi dell’elettorato. Il Psoe si è rivolto a quello moderato, sperando di convincere i votanti di “Ciudadanos” che pare destinato a scomparire dall’orizzonte politico. “Unidas Podemos”, invece, si è rivolto all’elettorato radicale, quello più estremo che abita nei quartieri operai. La campagna elettorale di “Más Madrid”, senza dubbio la più propositiva dei partiti in lizza, è stata trasversale. Il suo messaggio era diretto soprattutto alle fasce impegnate nella difesa dell’ecosistema ed interessate in progetti per migliorare la sanità e l’accesso ad una educazione pubblica di eccellenza. Cerca, con il suo programma elettorale, di attingere voti soprattutto dalla classe media, tra i giovani professionisti e, comunque, tra i votanti di sinistra che non si sentono identificati col Psoe o con Podemos.

Pablo Iglesias, candidato di “Podemos”

Queste sono elezioni “sui generis”. È la prima volta che i “madrileños” sono chiamati alle urne solo per eleggere il Governo della Regione. Non era mai accaduto. Forse anche per questo, la campagna regionale ha avuto eco oltre le frontiere della “Comunidad” e alimentato il dibattito politico nazionale. Esperti ritengono che queste elezioni possano rappresentare un laboratorio, in attesa delle “politiche” che si terranno tra due anni circa. Un banco di prova per la sinistra e per la destra. Indubbiamente il trionfo di Isabel Díaz Ayuso darà nuovo ossigeno al Partito Popolare. Ma potrebbe anche provocare un terremoto ai suoi vertici ed indebolire la posizione di Pablo Casado. Il presidente del Partito Popolare potrebbe vedere nell’ascesa della sua pupilla, catapultata nell’Olimpo della politica nazionale, un’insidia futura alla sua leadership e, quindi, sentirsi tentato ad ordire trame per ridimensionarne il ruolo. La notorietà di Isabel Díaz Ayuso cresce come schiuma. È stata lei, pupilla di Casado, ad imporre una campagna elettorale basata sul confronto permanente col presidente del Governo. Lo ha fatto nonostante il parere contrario dei “baroni” del partito. I risultati, a quanto pare, le hanno dato ragione, anche se inevitabilmente il baricentro del Partito Popolare si è spostato verso posizioni assai prossime alla formazione di estrema destra. Vox aspira a crescere. Ma già poter condizionare le politiche del governo della “Joya de la Corona” è considerato un grosso successo.

Más Madrid che, secondo le stime di alcuni sondaggi potrebbe diventare il partito più influente della sinistra “madrileña”, si propone come una forza politica trasversale in crescita. La sua candidata, Monica García, ha saputo superare il gap di una leader poco conosciuta e conquistare le simpatie di una importante fetta dell’elettorato.

Per Podemos, dopo le elezioni, inizierà un momento di ridefinizione. Come ha ammesso lo stesso Pablo Iglesias, si avvicina la fine di un ciclo. Ci sarà quindi bisogno di una nuova leadership che, senza tradire lo spirito dei fondatori, sappia adeguarlo alle nuove realtà.

I risultati del 4 maggio si danno ormai per scontati. I sondaggi mostrano la tendenza dell’elettorato ma non la proporzione dei voti che riceverà ogni partito. Questo aspetto e i suoi riflessi nello scenario politico nazionale saranno sicuramente al centro delle analisi e dei dibattiti dei giorni, se non settimane, successive.

Mauro Bafile

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