Sfida Johnson-Starmer nel voto locale ma conta la Scozia

Il premier britannico Boris Johnson in un'immagine d'archivio.
Il premier britannico Boris Johnson in un'immagine d'archivio. (ANSA)

LONDRA. – Sfida diretta fra il premier conservatore Boris Johnson e il leader dell’opposizione laburista Keir Starmer in giro per l’Inghilterra; ma con gli occhi bene aperti anche sul voto per il Parlamento locale del Galles e soprattutto della Scozia, dove i favori del pronostico restano tutti per gli indipendentisti dello Scottish National Party (Snp), animati da propositi di secessione più fieri che mai dopo la Brexit e da sete di rivincita referendaria.

É conto alla rovescia per le elezioni locali britanniche di giovedì 6, in parte rinviate l’anno scorso a causa dell’emergenza Covid. In ballo ci sono partite apparentemente scontate come quella per l’importante poltrona di sindaco di Londra, con la rielezione del laburista Sadiq Khan considerata da mesi fuori discussione salvo sorprese epocali.

Ma anche sfide più combattute in altre realtà amministrative inglesi o in Galles, dove il Labour è alla testa del governo locale da sempre, ma deve difendere una maggioranza ormai risicata dopo essere stato forza dominante per decenni.

O ancora come nelle suppletive per un posto di deputato alla Camera dei Comuni nel collegio lasciato vacante da un laburista a Hartlepool, Inghilterra nord-occidentale, dove Johnson punta a far incamerare il seggio a un candidato Tory per la prima volta in 57 anni: così da rafforzare ulteriormente la sua mega maggioranza a Westminster.

Il premier, in visita proprio oggi a Hartlepool, si è mostrato fiducioso al riguardo; mentre Starmer, in giro fra Galles e nord-est inglese, ha replicato dicendosi ottimista sul risultato complessivo del Labour e pronto comunque ad assumersi “la responsabilità diretta” di qualunque epilogo, anche a costo di mettere in gioco la sua incerta leadership.

I sondaggi realizzati sino al weekend non sono d’altronde univoci: se YouGov e altri due istituti consolidano il vantaggio complessivo record dei conservatori con 10-11 punti di margine, non mancano 3 o 4 indagini che riducono a 3 o persino un punto solo come media nazionale lo scarto a beneficio del partito di governo sulla scia di “scandali” e sospetti che hanno investito il primo ministro in relazione alla ristrutturazione d’oro del suo appartamento a Downing Street, alla questione Covid-lockdown e ad altro.

Cruciale, al di là d’Inghilterra e Galles, appare in ogni modo l’esito delle elezioni oltre il Vallo di Adriano per il rinnovo del Parlamento d’Edimburgo. Una disfida nella quale il primo posto dei secessionisti dello Scottish National Party guidati dalla first minister locale in carica, Nicola Sturgeon, non è materia di dibattito dopo un decennio abbondante di dominio. Mentre rimane aperta per il secondo posto fra Conservatori e Laburisti (un tempo invincibili nella nazione del nord).

E soprattutto dovrà determinare se l’Snp possa garantirsi o meno una maggioranza assoluta di voti, oltre che di seggi, per cercare di dar poi maggiore peso alle sue pressioni in favore di un referendum bis sull’indipendenza da Londra dopo quello perduto nel 2014.

Referendum che Sturgeon invoca come obiettivo immancabile, per quanto forse non immediato, del dopo Brexit giurando di voler riportare la Scozia nell’Ue. Ma per ottenere il quale, regole costituzionali alla mano, serve quel placet del governo centrale britannico che BoJo – ricordando come la consultazione del 2014 fosse stata riconosciuta “unica per questa generazione” – rifiuta per ora categoricamente anche solo di poter prendere in considerazione.