Milano: sulla festa dell’Inter è scontro tra Salvini e Sala

Lo striscione di alcuni tifosi dell'Inter: In questa Pandemia sei la gioia mia
Lo striscione di alcuni tifosi dell'Inter: In questa Pandemia sei la gioia mia. (ANSA)

MILANO. – I festeggiamenti dei tifosi dell’Inter per la conquista del diciannovesimo scudetto diventano un caso politico, nella speranza che non si tramutino anche in un problema di tipo sanitario. I circa 30mila supporter nerazzurri che, in barba ai divieti di assembramento, a partire dal pomeriggio di ieri e fino all’ora del coprifuoco, si sono riversati nelle vie del centro di Milano, da Piazza Duomo a piazza Cairoli, per celebrare la propria squadra, hanno infatti scatenato una serie di polemiche, rivolte principalmente nei confronti di chi, ancora in piena emergenza Covid-19, non ha fatto nulla per far rispettare le regole.

Nel mirino, soprattutto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che dopo essere stato travolto dalle polemiche sui social, ha ricevuto oggi una serie di invettive da parte di politici e immunologi. Dopo aver fatto i complimenti all’Inter per lo scudetto, il milanista Matteo Salvini ha rivolto il suo attacco al primo cittadino del capoluogo lombardo, chiedendo ironicamente al popolo di Twitter: “Sala non poteva far entrare 20.000 tifosi in uno stadio che ne contiene 80.000, invece di tacere e scappare? Milano ha ancora un sindaco?”.

Immediata la replica del sindaco di Milano, postata sui social con l’hashtag #ministropercaso, chiaramente riferibile all’ex Ministro dell’Interno: “La risposta è no. Innanzitutto perché gli stadi sono chiusi. E poi, come entrano ed escono 20.000 tifosi senza assembrarsi?”.

Critico nei confronti di Beppe Sala, anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il quale ha spiegato che “era probabile che eventi del genere si potessero verificare. L’importante è che non si verifichino più. Bisogna chiedere alle persone il rispetto delle misure di sicurezza. Mi auguro e spero che non aumentino i contagi, ma questo lo potremo dire solo tra due settimane”.

A difendere la decisione di non chiudere Piazza Duomo, il prefetto di Milano Renato Saccone, il quale in una nota ha spiegato: “Quando il popolo dei tifosi, in modo assolutamente spontaneo e non organizzato, scende in strada per festeggiare lo scudetto atteso da anni, bisogna necessariamente coniugare le ragioni della prevenzione del contagio con la gestione dell’ordine pubblico e con la tutela della incolumità delle persone. Abbiamo valutato che chiudere piazza Duomo, spazio urbano ampio e con numerose vie di esodo, sarebbe stato inevitabilmente occasione di ancora più densi e rischiosi assembramenti, sotto ogni profilo”.

“Di fronte a trentamila tifosi esultanti – ha aggiunto Saccone – non si usano idranti, né ha senso transennare una città. Si opera per evitare incidenti di qualsiasi natura, che non ci sono stati, per ridurre nei tempi le manifestazioni di festa. Con questo approccio, sono stati previsti e approntati servizi mirati e flessibili, con la consapevolezza che la gestione dell’ordine pubblico è un delicato equilibrio tra interessi non sempre collimanti, i cui risultati positivi non sono facilmente visibili perché consistono spesso in ciò che non accade”.

Contrastante, infine, il giudizio dei rappresentanti del mondo sanitario, con Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore della Sanità, il quale ha ricordato come “121mila morti devono averci insegnato qualcosa. Onorare la loro morte vuol dire evitare assembramenti. La gioia la si può comprendere però credo che su di essa debba prevalere il senso di responsabilità”.

Secondo Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, invece, “se i contagi aumenteranno, cosa che non mi auguro ma temo, andranno ben al di là della festa dello scudetto dell’Inter. Incideranno di più le riaperture e le scuole, cose che muovono ogni giorno milioni di persone, non i 30 mila che sono andati in piazza per il discorso scudetto”.

(di Tino Redaelli/ANSA)

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