Altro no del Tas a Schwazer, ora la corte svizzera

Il marciatore Alex Schwarzer in un'immagine d'archivio.
Il marciatore Alex Schwarzer in un'immagine d'archivio. ANSA/FABRICE COFFRINI

ROMA. – Il destino, e soprattutto il miraggio olimpico, per Alex Schwazer restano sempre più appesi a un filo.

Dal Tribunale arbitrale dello Sport è arrivato infatti un altro stop: il Tas ha respinto il ricorso presentato in extremis dall’altoatesino nella vicenda che ha portato alla sua squalifica di 8 anni per doping.

Questa volta si trattava di un nuovo arbitrato che lo vedeva opposto alla federazione internazionale di atletica e all’agenzia mondiale antidoping, la Wada. Schwazer aveva avanzato richiesta di “misure provvisorie” al Tas, dopo che un’ordinanza del gip di Bolzano lo aveva scagionato dalle accuse di doping sottolineando presunte scorrettezze, con manipolazione delle provette, da parte della federazione e della stessa Wada.

Una storia che si ripete: da una parte la giustizia sportiva che non ha mai aperto al rientro dell’atleta e dall’altra l’opinione pubblica che, soprattutto dopo l’intervento del giudice ordinario, ha gridato all’ingiustizia tifando per il ritorno in gara di Alex ai Giochi di Tokyo.

Per il campione della 50 km a Pechino 2008, attualmente squalificato fino al 2024, e per il suo entourage (dal coach Sandro Donati al legale storico Gerhard Brandstaetter) la partita non è ancora chiusa. Sull’annosa vicenda, riaperta a favore del marciatore proprio dal Tribunale di Bolzano, si attende ancora il pronunciamento della corte federale svizzera.

“Abbiamo anche ricevuto una lettera della Wada, che ha ribadito che non ammetterà Alex alle gare – ha spiegato l’avvocato -, ma l’unica cosa che può sbloccare davvero la situazione è il Tribunale federale svizzero”.

Brandstaetter ha anche sottolineato che la decisione adottata dal Tas “non ci sorprende e ci interessa relativamente”, ribadendo che tutta l’attenzione mè su quella “del Tribunale Federale elvetico che dovrà pronunciarsi sulla sospensione della squalifica”.

Nel suo appello Schwazer aveva chiesto la riapertura del processo sportivo e la sospensiva della squalifica comminata durante le Olimpiadi di Rio 2016: una storia infinita fatta di battaglie legali, test, controprove per smontare l’impianto accusatorio nei confronti del marciatore.

Ma in cui World Athletics (la vecchia Iaaf) e la Wada hanno sempre fatto muro: l’agenzia mondiale antidoping aveva duramente criticato l’intervento del giudice di Bolzano ribadendo la sua posizione e il no alla sospensiva dello stop per l’atleta. Che dalla giustizia sportiva incassa un altro rifiuto: ultima speranza la corte elvetica, da cui di fatto adesso dipende il futuro agonistico di Schwazer.

Se dovesse arrivare un altro stop ci sarebbe la Corte europea dei diritti dell’uomo: ma i tempi per i Giochi stringono, Alex doveva iscriversi a una gara internazionale proprio in vista del rientro: l’ultima chance  è la corte svizzera, ma il tempo ormai è davvero poco e Tokyo più lontana.