Biden accelera sull’Iran, dagli Usa pronto un miliardo

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

ISTANBUL. – Sul nucleare iraniano è il momento dello sprint finale. Mentre a Vienna ripartono i negoziati sul ritorno degli Usa all’accordo del 2015 (Jcpoa), che apriva a Teheran mettendone però sotto controllo i programmi di proliferazione, Joe Biden mette sul piatto un miliardo di euro per superare le ultime resistenze della Repubblica islamica, che continua a chiedere la contestuale rimozione di tutte le sanzioni introdotte da Donald Trump dopo il ritiro dall’intesa nel 2018.

Un sblocco di risorse che secondo la Cnn sarebbe destinato ad aiuti umanitari attraverso il canale finanziario dello Swiss Humanitarian Trade Arrangement, creato ad hoc per consentire l’acquisto di cibo e farmaci, tra cui potrebbero rientrare i vaccini anti-Covid.

Mentre le parti si avvicinano – a farsi portavoce del crescente ottimismo è soprattutto la Russia -, i falchi sui due fronti non sembrano però darsi per vinti. Se al Congresso potrebbe essere un fronte repubblicano a mettersi di traverso, in Iran gli ultraconservatori non vogliono fare concessioni a 40 giorni dalle presidenziali in cui si sceglierà il successore di Hassan Rohani, fuori gioco per il limite dei due mandati.

Da Teheran, nella rituale ‘Giornata di Qods’ (Gerusalemme), dedicata ogni ultimo venerdì di Ramadan alla causa palestinese, la Guida suprema Ali Khamenei ha rilanciato gli attacchi a Israele, definito “non un Paese, ma una base terroristica contro i palestinesi e altre nazioni musulmane”.

Un discorso alla nazione col mirino sull’eredità trumpiana in Medio Oriente. “La cooperazione dei musulmani su Gerusalemme è un incubo per i sionisti. Il fallito ‘Accordo del secolo’ e gli sforzi per normalizzare le relazioni tra una manciata di deboli Stati arabi e il regime sionista sono stati tentativi disperati di sfuggire a questo incubo”, ha detto l’ayatollah Khamenei, secondo cui “la spirale che porta al declino dell’ostile regime sionista è cominciata e non si fermerà”.

A Vienna, intanto, la commissione congiunta del Jcpoa ha ripreso i lavori, iniziati ormai da un mese sotto il coordinamento dell’Ue. E stavolta, ha suggerito il rappresentante della Russia ai colloqui, l’ambasciatore Mikhail Ulyanov, potrebbero non fermarsi “finché sarà necessario per raggiungere l’obiettivo”.

Dopo aver “concordato sulla necessità di intensificare il processo”, le delegazioni dell’Iran e dei 4+1 (Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Cina) sono tornate a discutere i dettagli di un’intesa che dovrebbe prevedere la revoca delle sanzioni e l’immediato ritorno di Teheran al pieno rispetto di tutti i suoi obblighi del patto.

La scadenza all’orizzonte rimane quella delle presidenziali iraniane del 18 giugno: un termine entro il quale, secondo il Dipartimento di stato, un accordo sarebbe possibile. Ma già tra due settimane scadrà l’intesa temporanea che permette all’Agenzia internazionale per l’energia atomica di controllare il programa nucleare, nonostante le restrizioni imposte da Teheran.

Sullo sfondo resta il possibile scambio di prigionieri tra Iran e Usa – cui potrebbe agganciarsi la liberazione dell’irano-britannica Nazanin Zaghari-Ratcliffe -, che però, almeno ufficialmente, entrambe le parti considerano slegato dai colloqui a Vienna.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).