Anticorpi Covid per otto mesi. 25 milioni vaccinati e guariti

Centro vaccinazioni nell'Auditorium a Roma.
Centro vaccinazioni nell'Auditorium a Roma.. ANSA / Massimo Percossi

ROMA. – La protezione degli anticorpi neutralizzanti del virus SarsCoV2, sviluppati in chi si è ammalato di Covid, dura almeno otto mesi, indipendentemente dalla gravità della malattia, l’età dei pazienti o la presenza di altre patologie. E’ uno dei dati principali che emerge dallo studio condotto dall’Ospedale San Raffaele di Milano, con l’Istituto superiore di sanità (Iss).

Tuttavia il numero di persone che attualmente in Italia ha gli anticorpi al virus, tra vaccinati e guariti, è stimabile in 25-26 milioni, ancora troppo basso per azzerare il numero dei morti, secondo gli esperti. Il numero complessivo delle persone in Italia con anticorpi contro il virus SarsCov2, acquisiti tramite la vaccinazione o la malattia, “è di poco superiore a quello delle persone che finora hanno ricevuto la prima dose di vaccino, cioè 24,5 milioni, e si può stimare in 25-26 milioni”, spiega Carlo Signorelli, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università San Raffaele di Milano.

Un numero però “trascurabile in termini di sanità pubblica. Il quadro potrà cambiare, vedendo azzerare i morti e calare i casi, quando si arriveranno a vaccinare 45-50 milioni di persone, adolescenti compresi. L’immunità di gruppo non sará raggiungibile in tempi brevi”. In ogni caso il dato che emerge dallo studio del San Raffaele e Iss, il piu’ ampio su questa tema in Italia, è positivo.

Nella ricerca sono stati seguiti 162 pazienti positivi al SarsCoV2 (con un’età media di 63 anni), con sintomi variabili, che si sono presentati al pronto soccorso del San Raffaele tra marzo e aprile 2020, dunque nella prima ondata della pandemia. I primi campioni di sangue sono stati raccolti a marzo-aprile 2020, mentre gli ultimi a fine novembre 2020.

Il 57% dei malati studiati soffriva di una seconda patologia, oltre al Covid-19 al momento della diagnosi: ipertensione (44%) e diabete (24%) le più frequenti. Su 162 pazienti, tutti dunque con sintomi e ammalatisi nella prima fase della pandemia, 134 sono stati ricoverati. Si è cosí visto che la presenza degli anticorpi neutralizzanti, pur riducendosi nel tempo, è risultata molto persistente: a otto mesi dalla diagnosi erano solo tre i pazienti che non mostravano più positività al test, e questo indipendentemente dall’età dei pazienti o dalla presenza di altre patologie.

Il 79% dei malati arruolati ha prodotto questi anticorpi entro le prime due settimane dall’inizio dei sintomi. Chi non li ha prodotti nelle prime due settimane (21%) aveva un’età media maggiore (74 anni) e una o due comorbiditá. Di questi 16 sono morti, senza neanche passare per la rianimazione, tranne che in un caso. Chi non produce gli anticorpi nei primi quindici giorni dal contagio è a maggior rischio di forme gravi di Covid-19.

“Chi non produce anticorpi neutralizzanti entro la prima settimana dall’infezione – spiega Gabriella Scarlatti, coordinatrice della ricerca – andrebbe identificato e trattato precocemente, in quanto ad alto rischio di forme gravi di malattia”.

Dai dati analizzati i ricercatori hanno anche verificato che la riattivazione degli anticorpi pre-esistenti per i coronavirus stagionali (come quelli del raffreddore) non rallenta la produzione degli anticorpi specifici per il SarsCoV2 e non è associata ad un maggior rischio di forme gravi di Covid-19. Il prossimo passo sará capire se queste risposte efficaci si mantengono anche con la vaccinazione e contro le nuove varianti.

(di Adele Lapertosa/ANSA)

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