Ue e Usa condannano violenze ma sembrano impotenti

La polizia israelita raccoglie resti di un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza.
La polizia israelita raccoglie resti di un razzo lanciato da Gaza. from Gaza Strip near a house at the village of Beit Nekufa near Jerusalem, Israel, 10 May 2021 as tensions rise between Israel and Palestinians. EPA/ABIR SULTAN

ROMA. – Il mondo guarda ancora una volta atterrito al riesplodere della violenza in Medio Oriente dove – di nuovo – si riflettono tradizionali schieramenti geopolitici e dove – ancora – si rincorrono gli appelli alla moderazione e a risparmiare la vita dei civili.

L’Unione europea si dice “sgomenta per il gran numero di morti e feriti” e chiede alle parti di “cessare la violenza”. Anche gli Stati Uniti invitano Israele a evitare le vittime civili, “in particolare i bambini”, pur ribadendo il suo “diritto a difendersi” dai razzi dei terroristi di Hamas. Ma sia Bruxelles che Washington appaiono impotenti di fronte ai raid aerei dello Stato ebraico e alla salva di razzi lanciati dalla Striscia di Gaza.

L’amministrazione Biden – accusata da Donald Trump di “debolezza” per “il mancato sostegno a Israele” che sotto la sua presidenza era invece forte e chiaro, tanto da valere come deterrente contro i suoi nemici – tenta di correre ai ripari, quasi in extremis: innanzitutto, annunciando la nomina “nelle prossime settimane” del nuovo ambasciatore Usa a Gerusalemme, posto rimasto vacante dall’inizio del mandato presidenziale.

E mandando sul posto l’inviato Usa per il conflitto israelo-palestinese, Hady Amr, che “a nome del presidente Biden” dovrà esortare le parti in conflitto a una de-escalation.

Nell’equilibrio delle dichiarazioni europee che condannano le violenze da ovunque provengano e che ribadiscono – Italia compresa – la soluzione a due Stati, spicca la posizione più netta della Germania in favore di Israele. Berlino “condanna” gli attacchi “terroristici” con i razzi contro le città israeliane, ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert: “Israele – ha rimarcato – ha il diritto di difendersi” da una “violenza che non ha giustificazione”.

Dal canto suo, il ministro dell’Interno Horst Seehofer ha voluto ribadire come “non sarà tollerata” alcuna azione anti-israeliana o anti-ebraica “sul suolo tedesco”. In una Germania che fa ancora i conti con il proprio passato nazista, gli ebrei devono poter vivere liberi e sicuri, ha insistito.

L’Egitto intanto, in contatto con le due parti, è pronto a inviare “due delegazioni a Tel Aviv e Gaza” in un tentativo di mediazione, ma – fa sapere la tv al Arabiya – ha chiesto come condizione “un cessate il fuoco immediato”: richiesta che però “entrambe le parti hanno rifiutato”.

In questo scenario di guerra, tra attacchi indiscriminati e vittime civili, la Corte penale internazionale – che Israele non riconosce – mette in guardia da possibili “crimini”: “Noto con profonda preoccupazione l’escalation della violenza in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, così come dentro e intorno a Gaza, e possibili crimini ai sensi dello Statuto di Roma”, ha scritto su Twitter la procuratrice capo Fatou Bensouda. Cioè a dire: crimini di guerra, contro l’umanità, di aggressione o genocidio.

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