Iea: stop risorse in petrolio e gas per zero CO2 al 2050

Un pozzo di petrolio in Uhrice, Repubblica Checa..
Un pozzo di petrolio in Uhrice, Repubblica Checa.(ANSA/EPA/MARTIN DIVISEK)

ROMA. – Abbandonare quanto prima gli investimenti nei combustibili fossili (petrolio e gas) e in nuove centrali a carbone, entro il 2035 stop alle vendite di nuove auto con motore a combustione interna, e da subito puntare tutte le risorse nelle tecnologie energetiche pulite: sono alcune delle 400 tappe contenute nella Roadmap stilata dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) nel rapporto “Net zero by 2050”, fondamentali per la transizione energetica a livello globale.

É la prima roadmap mondiale che indica ai governi come devono muoversi per accelerare il passaggio dalle risorse inquinanti a quelle pulite e per centrare l’obiettivo dell’accordo di Parigi sul clima del 2015 (e sollecitato dalla comunità scientifica) di mantenere entro la fine del secolo l’aumento medio della temperatura globale fino a 1,5 gradi centigradi rispetto al periodo pre industriale.

Questo decennio, fino al 2030, deve essere di “espansione” e di “innovazione”, come mai prima. “Una sfida colossale” la definisce Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia intergovernativa fondata dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) assicurando che comunque é ” fattibile” e offre “enormi vantaggi”.

Innanzitutto sul fronte del lavoro: la transizione energetica al 2030, con l’obiettivo zero-emissioni al 2050, può far creare fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo, dall’industria manifatturiera alle nuove fonti di energia pulita, dalla mobilità elettrica all’efficienza energetica degli edifici e alle nuove reti intelligenti di distribuzione.

Con l’abbandono dei combustibili fossili si stimano 5 milioni di posti di lavoro persi nell’industria che però possono essere assorbiti nell’economia green.

Anche perché di qui al 2050, dice Birol, la domanda globale di greggio calerà del 75%, quella di gas del 55% e quella del carbone del 90%, ma “se i governi seguiranno la nostra roadmap, nel 2040 tutto il fabbisogno mondiale di elettricità sarà soddisfatto da centrali fotovoltaiche, eoliche, idroelettriche, geotermiche e in alcuni paesi come Francia e Cina da un piccola quota di nucleare”.

Naturalmente, ogni Paese dovrà progettare la propria strategia “con saggezza”, tenendo conto delle proprie peculiarità. Una “impennata storica degli investimenti aggiungerebbe lo 0,4% annuo alla crescita del Pil” ha aggiunto.

Secondo un’analisi congiunta con il Fondo monetario internazionale, l’investimento energetico totale annuo dovrebbe attestarsi intorno a 5 trilioni (5mila miliardi) di dollari entro il 2030 dai 2.000 attuali e passa attraverso le reti di trasmissione e distribuzione di energia, il numero di punti di ricarica pubblici per i veicoli elettrici, la produzione di batterie per veicoli elettrici.

Per l’introduzione dell’idrogeno e la cattura e il sequestro del carbonio (Ccus) dopo il 2030 bisogna gettare le basi adesso.

Bankitalia è già in linea con la roadmap della Iea: “La transizione verso basse emissioni di carbonio deve essere accelerata”, ha detto Luigi Federico Signorini, direttore generale della Banca d’Italia, nel messaggio di benvenuto al “G20 Sustainable Finance Working Group Private Sector Roundtable”.

“Più tardi agiamo, maggiori saranno i costi” ha rilevato aggiungendo che “gli investimenti necessari sono enorme e avranno bisogno di essere sostenuti per un lungo periodo”. A suo parere, “i governi hanno un ruolo centrale” anche “per le azioni regolatorie e di politica fiscale”.

(di Stefania De Francesco/ANSA).