Catalogna, Corte Suprema contraria all’indulto, i leader del “procés” restano in carcere

indipendenza

MADRID – La Corte suprema è stata categorica nel suo “no”. In un documento molto ben articolato ha espresso il suo giudizio negativo, che tra l’altro si dava per scontato, circa la possibilità di un indulto ai leader del “procés”. I giudici considerano che non esistono, al momento, giustificazioni che ne potrebbero motivare la scarcerazione. D’altronde, i leader del movimento indipendentista della Catalogna non hanno ancora dato “prova e nessun indizio di pentimento”.

Il governo Sánchez, in questi giorni, stava valutando la possibilità di un indulto che permettesse ai leader catalani attualmente in carcere di tornare in libertà. Accusati di aver sovvertito l’ordine pubblico con il referendum sulla secessione, organizzato nell’ottobre del 2017, e con la successiva proclamazione della Repubblica indipendente catalana nell’Assemblea regionale, Oriol Junqueras, Carme Forcadell, Jordi Cuixart, Jordi Sánchez, Joaquím Forn, Raül Romeva, Jordi Turul, Josep Rull, Carles Mundó, Meritxell Borrás, Dolors Bassa e Santiago Vila sono stati condannati a pene che vanno dai 9 ai 13 anni. Una sentenza storica, che non ha riscontrato il reato di ribellione ma sì quello sedizione, che ha aperto una nuova fase di tensione tra lo Stato spagnolo e il fronte dei partiti nazionalisti. Un fase alla quale il Governo Sánchez desidera porre fine.

Pedro Sánchez, presidente del Gobierno

La scarcerazione dei loro leader è quantoe esigono i partiti indipendentisti della Catalogna per avviare il dialogo con il Governo. Un dialogo che, come accadde durante il governo socialista di Zapatero nel caso della banda terrorista Eta, permetta una soluzione condivisa del “puzzle” catalano.

Il presidente del Governo, oggi in una posizione decisamente debole dopo le elezioni “madrileñas” vinte dai popolari, si muove con estrema prudenza. Pablo Casado, leader del conservatore Partito Popolare che si oppone a qualunque iniziativa che possa condurre alla scarcerazione degli indipendentisti, in un tweet ha scritto: “Andremo fino in fondo per difendere la giustizia”.

Dal canto suo, Inés Arrimada, leader di Ciudadanos – un partito in via di estinzione che tuttavia ha ancora influenza sull’opinione pubblica – ha affermato:

– Qualsiasi persona degna di essere premier deve accettare il parere della Corte. E non dovrebbe neanche passarle per la testa l’idea di concedere la grazia a questi golpisti.

Opinione, questa, non certo condivisa da Pere Aragonés, presidente della Catalogna, che continua a condannare “linea repressiva” della giustizia ai danni dei leader condannati.

Impraticabile, almeno in apparenza, la via dell’indulto si attendono le prossime mosse del presidente del Governo, Pedro Sánchez.

Redazione Madrid