Con Covid consumi famiglie calano 9%, indietro di 20 anni

Offerte e saldi per invogliare le spese con diverse code fuori dai negozi di abbigliamento di Milano
Offerte e saldicon diverse code fuori dai negozi di abbigliamento di Milano, Archivio. ANSA/PAOLO SALMOIRAGO

ROMA. –    La spesa media per i consumi delle famiglie italiane nello scorso 2020 si è ridotta a causa della pandemia del 9% sull’anno precedente facendo registrare al nostro paese un clamoroso balzo indietro di ben vent’anni:  secondo la rilevazione diffuse dall’Istat, infatti, i nuclei familiari hanno speso in media 2.328 euro in valori correnti (ovvero compresi gli affitti figurativi) conseguendo il calo peggiore dal 1997.

Nel biennio più difficile della crisi economica, il  2012-2013,  la perdita registrata rispetto al 2011 era stata complessivamente del 6,4%, quindi molto al di sotto di quella certificata oggi. E con le ondate successive del contagio da Covid anche il primo trimestre del 2021 ha già fatto registrare un risultato con il sego negativo, con un -3,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sulla base delle stime preliminari.

L’Istat segnala che non tutti i comparti hanno registrato lo stesso andamento in flessione con il settore dell’alimentare che ha sostanzialmente tenuto insieme con quello dell’abitazione (compresa di acqua, elettricità e spese simili) mentre la ristorazione e i servizi ricettivi, anche a causa delle restrizioni introdotte per evitare il diffondersi dell’infezione, hanno subito nel 2020 una riduzione del 38,9% della spesa media delle famiglie.

Se non si considerano gli alimentari e le spese complessive per l’abitazione il resto della spesa crolla del 19,3% passando da 1.200 euro medi al mese ad appena 967 euro. Ma oltre a bar, ristoranti e alberghi, chiusi per lunghi periodi e comunque totalmente penalizzati nella situazione di emergenza, hanno subito cali significativi anche il settore della ricreazione, spettacoli e cultura (-26,4%), dei trasporti (.24,6%) e dell’abbigliamento e calzature (-23,3%), dato legato alle chiusure ma anche allo smart working e alla riduzione delle occasioni sociali.

É cresciuta invece del 33% la spesa per Pc, tablet e accessori necessari pwr seguire la didattica a distanza e l’uso massiccio del lavoro agile e da remoto.

Con la riduzione della spesa media delle famiglie nel 2020 si è ridotta anche la disuguaglianza. Hanno ridotto i consumi, infatti, soprattutto le famiglie più abbienti che spendevano di più in prodotti non strettamente necessari come l’alimentare e l’abitazione.

Il 20% delle famiglie più ricche spende 4,8 volte l’importo speso da quelle più povere (il 39,5% contro l’8,2% del totale) ma nel 2019 il dato era pari a 5 volte (con la fascia più disagiata che spendeva solo il 7,9% dell’importo totale). Si riduce anche la differenza tra Nord e Sud soprattutto a causa dell’impatto che il Covid ha avuto sulla parte settentrionale del Paese almeno nella sua fase iniziale nel 2020.

Se nel Nord Est si spendono 2.525 euro a famiglia con 627 euro in più della media del Sud pari a 1.898 euro, il divario si è ridotto dal 34% del 2019 al 33%. La regione con la spesa media più elevata è il Trentino Alto Adige (2.742 euro) mentre la Basilicata arriva in media a 1.736 euro.

I dati Istat sono stati commentati con preoccupazione dalla Confesercenti che parla di 72 miliardi di consumi  “svaniti”, per un terzo nei settori del turismo, dei pubblici esercizi e nella distribuzione moda. “L’auspicio – ha sottolineato l’associazione – è che le famiglie inizino a normalizzare i propri consumi nei prossimi mesi seguendo le riaperture”. I consumatori hanno rilevato come ci sia stato un sostanziale “tsunami” per le famiglie italiane con una riduzione significativa della spesa per consumi soprattutto per le famiglie numerose.

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