Alto Adige, sessant’anni fa la ‘Notte dei fuochi’

Notte dei Fuochi.
Notte dei Fuochi. (Fermo immagine video ANSA)

BOLZANO. – “Feuernacht”, la Notte dei fuochi. E’ entrata nella storia con questo nome l’ondata di attentati messi a segno esattamente 60 anni fa in Alto Adige. La notte tra l’11 e il 12 giugno del 1961 il movimento irredentista sudtirolese Bas fece esplodere 37 tralicci.

A 60 anni di distanza questo capitolo divide ancora gli animi. Per alcuni sono eroi, per altri sono delinquenti. Proprio in questi giorni si è anche riacceso il dibattito sulla grazia per gli ultimi tre ‘attivisti’ ancora in vita, che vivono da decenni in Austria e Germania, perché condannati in Italia in contumacia.

Eva Klotz, ex consigliera provinciale e figlia di Joerg Klotz, detto il “martellatore della val Passiria”, non ha dubbi: “Erano combattenti per la libertà. Da parte dell’Italia c’era il tentativo di sottomissione. La pulizia etnica è stata fermata con la Notte dei fuochi e la battaglia per la libertà del Sudtirolo. L’Italia aveva l’obiettivo di raggiungere entro gli anni ’70 la maggioranza italiana in Sudtirolo e allora di noi avrebbero fatto quello che volevano”, dice.

D’altro avviso – e non sorprende – l’ex presidente del tribunale del riesame di Bolzano Edoardo Mori. “Finché uno non ammazza – dice la toga in pensione – lo si può definire volendo combattente per la libertà, nel momento in cui uccide è un delinquente punto e basta”.

Il governatore altoatesino Arno Kompatscher, in occasione dell’anniversario, mette in chiaro che “la violenza non può mai rappresentare la soluzione, ma non bisogna dimenticare ciò che ha portato ad azioni così drastiche. La Notte dei fuochi va inserita nel contesto dei conflitti dell’epoca. Molte persone erano deluse e non si sentivano prese sul serio”.

Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano ricorda – su questo sfondo – “l’autonomia conquistata nel 1972 dopo un duro confronto dall’allora presidente Silvius Magnago, grazie anche al significativo sostegno austriaco” che rappresentò “l’inizio di una nuova era”.

Le posizioni della Pasionaria del Sudtirolo e quella del giudice sono lontane anche per quanto riguarda un eventuale atto di clemenza da parte dell’Italia: “Grazia sì, ovviamente, perché non erano terroristi. Hanno fatto di tutto per evitare morti e feriti”, sostiene Klotz. Secondo Mori, invece, “ci sono più motivi per negarla che per concederla”. “Questi terroristi – aggiunge – non hanno fatto nulla per meritarsela, nessun pentimento, nessun risarcimento, nessun atto di ossequio allo Stato. Sono rimasti terroristi e nemici dello Stato italiano”, afferma.

Ancora in vita sono solo i tre cosiddetti ‘Bravi ragazzi della Pusteria’, tutti ormai ottantenni. Si tratta di Siegfried Steger, Sepp Forer e Heinrich Oberleiter. Solo quest’ultimo ha chiesto formalmente la grazia e la Procura generale di Brescia nel 2019 ha dato parere positivo. La questione è stata toccata nei giorni scorsi durante un incontro del presidente Sergio Mattarella con il suo omologo austriaco Alexander Van der Bellen.

Hermann Gahr, presidente della commissione per l’Alto Adige nel parlamento austriaco, oggi sulla Tiroler Tageszeitung, ha ricordando che per la grazia serve un “cenno attivo” dell’interessato. Il parlamentare della Oevp del cancelliere Sebastian Kurz esclude invece l’amnistia.

(di Stefan Wallisch/ANSA)