Coronavirus in Italia: cala l’incidenza dei contagi, ma “non abbassare la guardia”

Infermieri nel reparto terapie intensive dell'ospedale di Casal Palocco.
Infermieri nel reparto terapie intensive dell'ospedale di Casal Palocco. ANSA/GIUSEPPE LAMI

MILANO. – Con un’incidenza media di 26 casi di Covid ogni 100.000 abitanti, l’Italia si colloca come secondo migliore Paese dell’Unione europea. A sottolinearlo è stato il ministro della Salute Roberto Speranza, ma il trend in miglioramento, però, non è uniforme su scala nazionale.

Nell’ultima settimana ben 24 province hanno infatti fatto segnare un’inversione di tendenza, probabilmente dovuta alle riaperture, come evidenziano i dati analizzati dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).

La conferma del generale miglioramento del quadro epidemiologico emerge dall’ultimo monitoraggio settimanale della Cabina di Regia: l’incidenza dei casi scende appunto a 26 su 100mila abitanti rispetto a 32 della scorsa settimana, e l’indice di trasmissibilità Rt nazionale si conferma a 0,68 come 7 giorni fa. Inoltre, questa settimana nessuna Regione e provincia autonoma supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica per i malati di Covid.

Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 8%, sotto la soglia critica, con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 1.033 (31/05/2021) a 688 (08/06/2021). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende ulteriormente (8%). Il numero di persone ricoverate in queste aree passa da 6.482 (31/05/2021) a 4.685 (08/06/2021).

Anche i dati giornalieri del bollettino del ministero della Salute indicano un trend che si conferma in miglioramento, con 1.901 positivi al test nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 2.079) e 69 le vittime in un giorno, mentre ieri erano state 88. Il tasso di positività è stabile allo 0,9% e continua anche il calo di ricoveri in terapia intensiva (-29 in un giorno) e nei reparti ordinari (-277).

Nonostante il miglioramento complessivo, però, il presidente dell’Iss e portavoce del Cts Silvio Brusaferro ribadisce l’invito a non abbassare la guardia: “Siamo in una situazione di controllo, però attività come il tracciamento e l’individuazione precoce dei casi sono cruciali e il fatto di avere meno casi non deve farci allentare l’attenzione”, ha detto in conferenza stampa.

Ma se “fortunatamente il quadro nazionale complessivo è ancora buono, sono sempre più evidenti tuttavia gli effetti delle riaperture e della ritrovata socialità”, spiega da parte sua Sebastiani. “Negli ultimi 7-10 giorni le curve dei decessi e dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva si sono appiattite, mentre la percentuale dei positivi al tampone molecolare decresce più lentamente di prima”.

Che qualcosa stia cambiando lo si capisce dai dati delle singole province. “Sono 24 quelle che negli ultimi sette giorni hanno registrato un’incidenza dei casi stabile o in crescita rispetto ai sette giorni precedenti”, afferma Sebastiani. “Sono distribuite un po’ in tutta Italia, interessando Regioni come Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto. In testa abbiamo Enna, con 54 casi a settimana ogni 100.000 abitanti, poi Grosseto (53) e Brindisi (51)”.

Un campanello d’allarme a cui si somma il drastico calo dei tamponi molecolari: “Nell’ultima settimana ne sono stati fatti in media 90.000 al giorno, contro i 160.000 di sette settimane fa”. Oltre ad aver abbassato la guardia nell’esecuzione dei test, l’Italia si fa trovare impreparata anche per quanto riguarda il sequenziamento dei genomi virali.

La situazione nel resto d’Europa sembra complessivamente buona, ma sono presenti diverse criticità. A cominciare dalla Gran Bretagna, che “da quattro settimane è in una fase di crescita esponenziale dei contagi: una situazione che risente della variante Delta”, spiega il matematico del Cnr.

Un altro exploit “si sta registrando in Russia, dove la crescita al momento è ancora lineare”. Gli altri Paesi mostrano curve generalmente in calo, ma la situazione non è sempre paragonabile alla nostra. “Ci sono Paesi – ricorda Sebastiani – dove l’incidenza è anche due o tre volte superiore a quella italiana: mi riferisco ad esempio a Danimarca, Svezia, Olanda, Belgio, ma anche Grecia, Slovenia, Francia e Spagna”.

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