“Ha offeso l’Islam”, 3 anni a giovane italo-marocchina

L'aeroporto di Casablanca in Marocco.
L'aeroporto di Casablanca in Marocco. (AFP)

RABAT. – È nel carcere dell’Oudaya a qualche chilometro da Marrakech, la ragazza italo-marocchina condannata a 3 anni e mezzo di prigione per “vilipendio alla religione”, aggravata dalla “diffusione via social media”.

Fatima, ma il nome è di fantasia, nega di essere l’autrice della vignetta che a novembre del 2019 ha postato sulla propria pagina facebook. Il messaggio descriveva il versetto coranico “Kautar”, quello in cui si obbligano i musulmani al sacrificio, come “versetto del Whiskey”. Una battuta, forse, nelle intenzioni, giudicata però offensiva contro la confessione musulmana. A nulla è servito cancellare il post poco dopo; erano fioccati insulti nei commenti.

Un’associazione a carattere religioso l’avrebbe comunque intercettato e avrebbe subito sporto denuncia alla polizia di Marrakech. Per questo la ragazza nata a Vimercate, in provincia di Monza dove all’epoca s’erano trasferiti i genitori, e ora iscritta all’Università di Marsiglia in Francia dove vive, è stata bloccata lo scorso 20 giugno, al suo arrivo a Rabat e immediatamente trasferita all’aeroporto di Marrakech. Nella città dove in questi due anni  è stato formalizzato il dossier dell’accusa, è rimasta a disposizione dell’autorità giudiziaria per l’inchiesta.

Nulla poteva far immaginare un epilogo così severo: l’avvocato, cui la giovane si era rivolta l’aveva tranquillizzata.

Il 28 giugno, invece, la sentenza di condanna a 3 anni e mezzo e 50 mila dirham di multa (circa 4.800 euro) l’ha portata direttamente in carcere. Una pena esemplare, per quanto riguarda la detenzione, quasi il massimo (5 anni) previsto per questo reato. Il padre che era rimasto in Francia l’ha raggiunta oggi.

All’avvocato che ha potuto farle visita in carcere ha negato di avere scritto quel messaggio, lo avrebbe ricevuto da suoi contatti e riportato su Facebook.

Fatima era arrivata in Marocco per passare le vacanze con una parte della famiglia di origine in occasione del 21 luglio, quando si festeggia il Sacrificio, una delle massime ricorrenze dell’Islam.

L’ambasciata italiana in Marocco segue da vicino il caso ed è stata avanzata la richiesta per una visita consolare nel penitenziario di Marrakech alla ragazza che ha il doppio passaporto, come spesso capita per i marocchini residenti all’estero.

(di Olga Piscitelli/ANSA).

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