Nascite al minimo e record di morti, cresce risparmio

Neonati nel nido di un ospedale.
Il nido di un ospedale ANSA/ CIRO FUSCO

ROMA.  –   É l’Italia dei contrasti demografici, economici, e sociali quella che viene disegnata dall’Istat nel rapporto 2021 sulla situazione del Paese, tagliato trasversalmente dal ciclone Covid-19 nel 2020. Se da un lato ci sono sempre meno bebè, dall’altro aumentano i morti.

Allo stesso modo se da una parte calano i consumi, dall’altra gli italiani si dimostrano delle “formiche”, in grado di mettere da parte e risparmiare. Con il virus sono stati spazzati via la metà dei matrimoni che solitamente si celebrano, si sono amplificate le difficoltà del diventare “grandi”, e sono stati spinte nella zona rossa della povertà assoluta oltre 2 milioni di famiglie.

Il versante istruzione non va meglio, tanto che la Didattica a distanza – la Dad, con le sue video lezioni – non è stata seguita dall’8% degli alunni delle scuole elementari, medie, e superiori. Per non parlare delle visite mediche e delle cure sanitarie che si sono ‘inceppate’ nel vortice innescato dall’emergenza sanitaria.

L’Istituto di statistica certifica per il 2020 il “nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia” (404.104 da popolazione residente, quasi meno 30% sul 2008); con una prima inversione di tendenza a marzo 2021 (+3,7% rispetto allo stesso mese del 2020, soprattutto da genitori non sposati).

Sul fronte opposto – della linea della vita – registra anche il numero massimo “di decessi dal secondo dopoguerra”: il totale dei morti è stato di 746.146 (con incremento di 100.526, +15,6% rispetto alla media 2015-2019).

Il peso che la pandemia ha avuto sulla mortalità è stato “drammatico”, e non solo – avverte l’Istat – “per i decessi causati direttamente, ma anche per quelli dovuti all’acuirsi delle condizioni di fragilità della popolazione, soprattutto anziana” (tra gli ultraottantenni rappresenta la prima causa di decesso).

L’aumento della frequenza di morti a marzo e aprile 2020 è stata di circa 49mila; più di 29mila dovute al Covid-19 (che nei due mesi di inizio pandemia è stata, dopo i tumori, la seconda causa di morte fino a 79 anni).

Nell’anno della pandemia i ritardi e le rinunce a prestazioni sanitarie “avranno delle conseguenze sulla salute della popolazione”.

L’attività di assistenza sanitaria territoriale, visite specialistiche e accertamenti diagnostici, misurano infatti “una diminuzione generale, anche quelle indifferibili” (meno 20,3% rispetto all’anno prima per le prestazioni ambulatoriali e specialistiche; e 2 milioni in meno di Tac, risonanze magnetiche, biopsie, dialisi e radioterapia).

Guardando alle tasche degli italiani, “nel 2020 il reddito delle famiglie si è ridotto del 2,8%” (meno 32 miliardi). Eppure i consumi finali hanno subito una caduta di dimensioni molto più ampie, “mai registrate dal dopoguerra” (-10,9%), con la propensione al risparmio che è salita dall’8,1 al 15,8%.

Le diseguaglianze sociali spaccano il Paese, e si riflettono sia sui dati economici che su quelli territoriali: è “in forte crescita la povertà assoluta” che interessa oltre 2 milioni di famiglie, pari al 7,7% (era al 6,4% nel 2019), e più di 5,6 milioni di individui; la condizione peggiora di più al Nord ma nel Mezzogiorno c’è l’incidenza più alta (9,4% quella familiare).

E dove c’è almeno uno straniero l’incidenza di povertà arriva al 25,3%. Nell’Italia del 2020 si sono celebrati meno di 97mila matrimoni, quasi la metà rispetto al 2019 (-47,5%): un “calo eccezionale”, che nel Sud arriva a un meno 55,1%, e che per l’Istat riflette le difficoltà legate ai “progetti di vita individuali” amplificate dalla crisi, spingendo “sempre più i giovani a ritardare le tappe della transizione verso la vita adulta”.

Anche il quadro appeso al muro col titolo di “capitale umano” sembra traballante; e il Covid lo ha reso ancora meno stabile: “Forti differenze tra Centro-Nord e Mezzogiorno”, e “Italia in ritardo rispetto all’Ue” (specie sull’istruzione, soprattutto quella universitaria dove si segnala una bassa incidenza delle lauree nelle discipline Stem), tanto che la situazione dei giovani “in termini di prospettive” è difficile.

(di Tommaso Tetro/ANSA).

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