Amarcord: Forcella, quando la precisione è di bronzo

Nel 1960, l’italo-venezuelano Enrico Forcella è diventato il secondo ‘criollo’ ad appendersi al collo una medaglia.

CARACAS – Dopo la prima medaglia vinta nei Giochi Olimpici di Helsinki nel 1952 da Asnoldo Devonish, nel salto triplo, il Venezuela ha dovuto attendere ben due edizioni per tornare a salire sul podio. Nel 1960, l’italo-venezuelano Enrico Forcella è diventato il secondo ‘venezuelano’ ad appendersi al collo una medaglia, quella di bronzo nella prova di tiro sportivo grazie ai suoi 587 punti. La gara fu vinta dal tedesco Pete Kohnke con 590 punti, seguito dallo statunitense James Hill con 589.

Forcella era un campione con la carabina e nel 10 settembre del 1960 si rese protagonista di una prova formidabile nel tiro dai 50 metri. Un lancio della France Press dell’epoca che fu pubblicato da molti giornali diceva: “La gara olimpica di tiro è finita oggi e nell’ultimo giorno è toccato al Venezuela salvare l’onore degli atleti iberoamericani, grazie ad un’ottima dimostrazione di precisione da parte di Enrico Forcella Pelliccioni, che con 587 punti si è piazzato al terzo posto”.

L’italo-venezuelano, dicono le cronache di allora, forse sarebbe riuscito a vincere una medaglia di un metallo più pregiato se non ci fosse stato un colpo di vento a deviare i suoi tiri nella seconda manche. In ogni turno ottenne 98 punti tranne in quello del famoso colpo di vento, dimostrando una eccezionale precisione.

Il ‘pistolero criollo’ al momento della sua partecipazione ai giochi di Roma aveva quasi 53 anni. Nato da genitori italiani nel Principato di Monaco il 18 ottobre del 1907, Forcella emigrò poi in Venezuela negli anni ’50.

Il suo primo contatto con questo sport avvenne all’età di 12 anni, salvo poi abbandonarlo. Dopo il suo arrivo in Venezuela, dove lavorò come ebanista, ricominciò a praticarlo. Il ritorno all’attività agonistica coincise con la partecipazione al mondiale della specialità disputatosi a Mosca nel ’58 dove si piazzò al terzo posto.

“Questa medaglia, non è mia. Ma di tutto il Venezuela” dichiarò all’epoca l’olimpionico di origini italiane.

(Fioravante De Simone / redazione Caracas)

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