Vaccini anti-Covid: immunizzati quattro italiani su dieci. “Tenere il ritmo”

L''apertura del nuovo hub per le vaccinazioni anti Covid in occasione dell'' “Open night over 18” presso la Nuvola Lavazza, Torino,
L''apertura del nuovo hub per le vaccinazioni anti Covid in occasione dell'' “Open night over 18” presso la Nuvola Lavazza, Torino, 25 giugno 2021 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Oltre 4 italiani su 10 hanno completato il ciclo vaccinale. Si tratta di 24,5 milioni di persone. Numeri che rassicurano il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Nelle ultime settimane – spiega – c’è una significativa ripresa del contagio dovuto alla variante Delta. Siamo però in una fase diversa perché abbiamo l’arma dei vaccini, la più importante e oggi abbiamo superato in Italia 58 milioni di dosi somministrate e dobbiamo continuare con questo ritmo”.

Nella Ue più della metà degli adulti sono completamente vaccinati, mentre il 65% ha ricevuto la prima puntura: 404 milioni le somministrazioni complessive. E, sull’obbligo della vaccinazione, oggetto di polemiche, Bruxelles dice che è compentenza nazionale. A fornire dati sull’effetto benefico delle iniezioni è l’immunologo Sergio Abrignani, membro del Cts.

“Quando circolava liberamente il Covid in una popolazione non vaccinata – spiega – c’era il 2% di letalità, ovvero 1 ogni 50 gli infettati moriva. Con il 70%-80% di vaccinati ora la Gran Bretagna ha 35.000 infezioni e 20 morti al giorno, meno di uno su mille, come per l’influenza che non ha mai fatto chiudere un Paese”.

Avanti tutta, dunque, con la campagna vaccinale. “Dobbiamo intercettare i cosiddetti indecisi per raggiungere l’immunità di gregge”, indica il commissario straordinario Francesco Figliuolo che, insieme alle Regioni, sta mettendo a punto una serie di iniziative come gli ‘open day’ e ‘open night’. La Regione Lazio ha allestito camper per girare nei piccoli e medi comuni.

Al ritmo attuale l’immunità di gregge (con l’80% della popolazione vaccinata) dovrebbe essere raggiunta il 31 agosto, in anticipo sulla fine di settembre programmata. Ma con l’estate che si avvia a raggiungere il picco, il ritmo delle somministrazioni potrebbe calare.

Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, definisce “comprensibile” la flessione delle prenotazioni: “in generale è la stagione che porta a questo più che una scelta: il fatto delle vacanze, il fatto di aver prenotato un mese, un mese e mezzo fa e quindi la scelta di farlo a settembre”.

Il governatore della Liguria Giovanni Toti nota “un aumento della circolazione del virus nella fascia tra i 12 e i 18 anni, parliamo di numeri piccoli al momento. E’ la fascia dei ragazzi che hanno una vita sociale più intensa e non sono coperti da vaccinazione, devono capire anche loro che la loro libertà, la loro possibilità di tornare a scuola a settembre e a una vita normale passa dai vaccini”.

Il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, guarda ad un’altra criticità, quella del personale scolastico. “Abbiamo regioni – osserva – con una percentuale di immunizzazione al 90% e altre al 60%, questa disparità va eliminata per creare le condizioni per una ripresa con continuità delle lezioni in presenza”.

Sulla terza dose non ci sono ancora decisioni, ma emergono differenti punti di vista. Franco Locatelli, coordinatore del Comitato Tecnico scientifico (Cts), invita a “farsi trovare pronti”, anche se “ad oggi non abbiamo evidenza di quanto duri la risposta immunitaria alla vaccinazione”.

Il direttore dell’Istituto nazionale per la ricerca sulle malattie infettive degli Stati Uniti, Anthony Fauci, evidenzia che “in base ai dati disponibili, al momento Fda e Cdc (gli organismi responsabili per la protezione della salute pubblica negli Usa, ndr) non pensano che sia necessaria una terza dose”. La precisazione arriva dopo che Pfizer aveva affermato di avere dati che mostrano che l’efficacia del vaccino diminuisce nel tempo e che sarebbe necessario un ulteriore richiamo tra sei mesi e un anno dopo le prime due somministrazioni.

Sull’argomento è critico il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus: mentre i Paesi ricchi già pensano all’iniezione di una terza dose, la cui necessità – sostiene – è tutt’altro che scientificamente provata, gran parte del mondo è ancora in attesa del suo primo vaccino.

Il Governo, intanto, ragiona sulla possibilità di produrre ‘in house’ i vaccini. “Stiamo negoziando – spiega Giovanni Tria, consigliere economico del Ministro dello Sviluppo Economico – per portare in Italia fasi sempre più importanti della produzione dei vaccini approvati da Ema e per negoziare sul medio e lungo termine la produzione in Italia degli altri”. Su questo, aggiunge, “vi è una competizione fra i vari Stati per attrarre nel proprio territorio parte di queste produzioni ma noi lavoriamo in questa direzione collaborando con l’industria farmaceutica”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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