Borsellino: 29 anni fa la strage, monito del Presidente Mattarella

PALERMO. – Nel giorno del ricordo arriva, forte, il monito del Capo dello Stato. “L’attentato di via D’Amelio, ventinove anni or sono, venne concepito e messo in atto con brutale disumanità. La memoria di quella strage, che ha segnato così profondamente la storia repubblicana, suscita tuttora una immutata commozione, e insieme rinnova la consapevolezza della necessità dell’impegno comune per sradicare le mafie, per contrastare l’illegalità, per spezzare connivenze e complicità che favoriscono la presenza criminale”, scrive in un messaggio il presidente della Repubblica.

“Paolo Borsellino, e come lui Giovanni Falcone – prosegue -, sapevano bene che la lotta alla mafia richiede una forte collaborazione tra Istituzioni e società. Per questo si sono spesi con ogni energia. Per questo sono stati uccisi. Non si sono mai rassegnati e si sono battuti per la dignità della nostra vita civile”.

“Sono stati e saranno sempre – sottolinea il capo dello Stato – un esempio per i cittadini e per i giovani. Tanti importanti risultati nella lotta alle mafie si sono ottenuti negli anni grazie al lavoro di Borsellino e Falcone. Onorare quei sacrifici, promuovendo la legalità e la civiltà, è un dovere morale che avvertiamo nelle nostre coscienze”.

E il percorso di legalità invocato da Mattarella a Palermo si compie partendo dalla scuola, dai giovanissimi. La memoria di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta è consegnata ai bambini delle scuole dei quartieri disagiati di San Filippo Neri (ex Zen) e San Giovanni Apostolo (ex Cep), protagonisti stamattina con un presidio curato dal “Centro studi Paolo e Rita Borsellino”.

In via D’Amelio, teatro della strage, si sono svolte le commemorazioni con l’intervento dal palchetto montato vicino all’Albero della Pace dei componenti delle scorte sopravvissuti alle stragi e dei familiari delle vittime di mafia. E in Via D’Amelio il segretario del Pd Enrico Letta, col segretario siciliano Anthony Barbagallo, ha reso omaggio al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta e ha partecipato al minuto di silenzio e all’inno nazionale.

Nella caserma Lungaro, sede delle scorte, invece, il capo della Polizia Lamberto Giannini ha deposto una corona di fiori per ricordare i caduti nella lotta alla mafia e ha poi incontrato i familiari di alcune vittime, tra le quali il figlio del giudice Borsellino, Manfredi, che è un vice questore. Una cerimonia che si è conclusa con il conferimento alla Polizia di Stato della cittadinanza onoraria di Palermo.

La consegna dell’onorificenza è stata preceduta da un video realizzato dal Comune di Palermo e dalla questura, sul quale, col sottofondo de La Cura di Franco Battiato, sono scorsi i volti dei caduti della polizia di Stato nella lotta alla mafia. “Da questa caserma sono usciti tanti caduti nella guerra a Cosa nostra. – ha detto il sindaco Orlando – Tanti di loro li ho conosciuti personalmente: penso a tutti quelli che sono stati vittime del loro spirito di servizio verso uno Stato che non sempre gli è stato accanto come doveva”.

“Per me è un onore che tutte le poliziotte e i poliziotti – ha proseguito Orlando – abbiano accettato di essere cittadini palermitani. A loro dico missione compiuta, avete compiuto la vostra missione. Spetta a noi ora completarla”.

La giornata del ricordo si è conclusa in serata, con una fiaccolata in via D’Amelio. L’ultimo appuntamento per ricordare una strage ancora senza verità, le cui indagini sono state contrassegnate da gravi errori ed omissioni e da quello che i giudici di Caltanissetta hanno definito “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”.

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