Tokyo: Caos “contatti stretti”, il limbo agita gli atleti

Un monumento con cerchi delle Olimpiadi in Tokyo.
Un monumento con cerchi delle Olimpiadi in Tokyo. ANSA/FRANCK ROBICHON

ROMA. – Un “contatto stretto” può mandare a monte anni di fatiche. Così hanno tirato un sospiro di sollievo gli azzurri del basket, del ciclismo, quelle del nuoto e della squadra di pugilato femminile, quando è stato chiarito che nessun “close contact” era stato riscontrato con il giornalista italiano risultato positivo a Tokyo dopo aver volato ieri sul loro stesso aereo.

Come gestire questa fattispecie è una delle criticità con cui fanno i conti gli organizzatori dei Giochi, non meno fastidiosa della decisione di Toyota, uno dei principali sponsor, di non trasmettere più gli spot e di non partecipare venerdì all’inaugurazione di un evento che in Giappone è mal sopportato dal pubblico.

Ai giapponesi fa paura il Covid ed è già bucata la bolla del Villaggio olimpico dove, con l’afflusso delle delegazioni, l’app di tracciamento inizia a mandare le notifiche che tengono in apprensione gli atleti. Per ora si procede consentendo di continuare gli allenamenti, senza quarantena ma spostandosi su mezzi dedicati e mangiando soli in stanza, a chi ha avuto contatti con positivi, come i 21 compagni di squadra dei due calciatori sudafricani contagiati.

Non mancano eccezioni, come la nazionale di canottaggio, rimasta due settimane in quarantena fino a ieri, con una manciata di giorni residui per le prove in acqua. Cio e organizzatori, inoltre, non possono dare lo stesso via libera a chi in isolamento è stato posto dalle autorità giapponesi, come 6 britannici dell’atletica e due dirigenti, “stretti contatti” con un positivo sul volo per Tokyo.

Con l’inizio delle gare il caos rischia di aumentare. Ogni disciplina ha le sue tempistiche, le sue dinamiche, en el playbook del Cio – il vademecum per gli atleti – c’è un margine di incertezza sulla gestione dei contatti stretti (almeno 15 minuti senza mascherina a meno di un metro): le misure si applicano “caso per caso in considerazione della probabilità di poter diffondere del virus”.

Per gareggiare, si spiega, serve un tampone molecolare negativo (pare a 6 ore dall’evento, ma non è specificato) e il parere medico positivo da un gruppo di esperti indipendenti, che tiene conto dello stato di vaccinazione e monitora i test.

C’è chi la prende con filosofia. Neil Powell guiderà la mnazionale sudafricana di rugby a 7 dalla sua stanza, perché ha mscoperto di avere il Covid al termine del periodo di isolamento mobbligato per tutta la squadra, perché a bordo del loro aéreo mc’era un massaggiatore russo risultato positivo. E il suo massistente allenatore, Renfred Dazel, non si scompone: “È solo muna piccola distrazione”.

Con una ginnasta statunitense e un giocatore di beach volley della Repubblica Ceca, il conto di mcontagi nel Villaggio è arrivato a quattro, una sessantina in mtotale fra tutti quelli giunti in Giappone per i Giochi.

“Meno di quanti ne aspettavamo. Qualunque sia il numero, conta la mrapidità con cui li identifichiamo, li mettiamo in quarantena e mli curiamo”, ha dichiarato Brian McCloskey, medico inglese a mcapo del comitato indipendente che assiste Tokyo 2020 sulle mcontromisure per il Covid e, a suo tempo, non ha consigliato ml’obbligatorietà dei vaccini, per non discriminare gli atleti mdelle nazioni più povere.

In questo scenario, lo specialista ha ammesso però di non poter escludere che un contatto con un infetto possa costare l’esclusione: “Tutte le misure sono in mcampo, ridurremo il rischio”.

Intanto l’ultimo forfait lo ha dato Keigo Oyamada, uno dei compositori incaricato per la musica della cerimonia inaugurale, che si è dimesso dopo le polemiche scoppiate quando è riemersa muna intervista del 1995 in cui raccontava di aver bullizzato alcuni compagni di scuola disabili.

E a dispetto dello spirito olimpico, è esplosa la tensione fra Giappone e Corea del Sud: è msaltato il vertice fra i due capi di Stato e il team coreano ha annunciato che preparerà da sé i pasti per gli atleti, temendo che il cibo sia contagiato dalle radiazioni per il disastro nucleare del 2011 a Fukushima.

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