G20 Ambiente, a Napoli la protesta delle reti sociali

A Napoli la protesta delle reti sociali al G20 Ambiente.
Protesta a favore del ambiente a Napoli durante riunione del G-20 Ambiente. Archivio. ANSA

NAPOLI. – In mattinata 200 attivisti occupano i terminal portuali e una raffineria, nel pomeriggio un migliaio di manifestanti sfilano in città con qualche momento di tensione e lancio di oggetti contro le forze dell’ordine. Così è andata in scena oggi la protesta contro il G20 da parte delle reti sociali, con iniziative promosse anche dai movimenti ecologisti ma alle quali hanno partecipato soprattutto esponenti dei centri sociali e della galassia antagonista.

Ingente lo schieramento di forze dell’ordine messo in campo nelle vie del centro per proteggere l’accesso alla zona rossa, quella immediatamente intorno Palazzo Reale, sede del vertice. Gli uomini in divisa hanno sbarrato ogni traversa, ogni vicolo che avrebbe potuto condurre nell’area proibita. Tante le sigle aderenti al corteo, nel quale però c’era tanto rosso e poco verde.

Un gruppetto dietro lo striscione “Stop biocidio”, uno striscione del WWF, e niente altro di organizzato. Pochissimi i manifestanti stranieri, attesi e temuti dalle forze dell’ordine nel ventesimo anniversario del G8 di Genova e della morte di Carlo Giuliani.

L’ossatura del corteo era costituita dai Centri sociali di Napoli e della Campania (Insurgencia, Iskra, Potere al Popolo) dai disoccupati organizzati e dai sindacati Cobas Usb e Sll (sindacato lavoratori in lotta), con delegazioni di no Tav e no Tap pugliesi. Tra loro è stato accolto con entusiasmo Oreste Scalzone, giunto dalla Francia, che ha parlato ai manifestanti appoggiato ad un furgone e poi ha intonato l’ Internazionale.

“La transizione ecologica è il nuovo stato di avanzamento del nemico capitalista”, ha detto al microfono una delle organizzatrici. “Ma un altro mondo è possibile, e noi guardiamo a Cuba, che è stata capace di produrre due vaccini, nonostante il blocco degli Usa. Ed una delegazione di Cuba e Venezuela, schierata con i governi di Diaz Canel e Maduro, ha partecipato al corteo. Dopo i momenti di tensione, con lancio di oggetti e sacchetti pieni d’acqua contro gli agenti in antisommossa, il corteo si è sciolto.

“Ci siamo mobilitati nella regione della terra dei fuochi e delle periferie urbane sacrificate agli interessi delle multinazionali del petrolio in eterna attesa di una bonifica che non arriva mai”, dicono alla fine le Reti sociali. E concludono: “Nessuna fiducia a chi di anno in anno allontana anche gli obiettivi minimi della riduzione di CO2 e uso di combustibili fossili mentre la crisi climatica e la devastazione ambientale accelerano drammaticamente con effetti sulla salute degli esseri umani e sugli equilibri del pianeta”.

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