Travaglio contro Draghi: “Figlio di papà”. E’ polemica

Il direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio, durante il suo intervento alla festa di Articolo Uno.
Il direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio, durante il suo intervento alla festa di Articolo Uno. (Frame video Ansa)

ROMA. – Un “figlio di papà, uno che ha fatto bene il banchiere europeo”, ma “non capisce un cazzo né di giustizia, né di sociale, né di sanità…”. Mario Draghi è così per Marco Travaglio dicendolo durante la festa di Articolo Uno a Bologna e suscitando un vespaio di polemiche che investe direttamente il segretario del partito, Roberto Speranza.

Considerata la sede politica delle esternazioni e gli applausi della platea, il ministro della Salute non tarda a dissociarsi parlando di una “uscita infelice che non rappresenta il punto di vista di Articolo Uno che sostiene convintamente la sua azione di governo”. Nessun commento ufficiale, invece, da Palazzo Chigi, seppure fonti di governo ricordino che il premier perse suo padre da giovanissimo.

La vicenda è la miccia dell’ennesimo scontro interno alla maggioranza, con Lega e Italia viva sulle barricate, il Movimento Cinque Stelle silente e Speranza che, suo malgrado, finisce nel mirino. Matteo Salvini, reduce da giorni a dir poco complicati con il premier sul fronte dei vaccini, riparte all’attacco: “La domanda sorge spontanea: ma allora Speranza, e i grillini amici di Travaglio che c…o ci stanno a fare al governo?”. Ma è il suo vice, Lorenzo Fontana, che va giù più duro, arrivando a chiedere esplicitamente le dimissioni del titolare della Salute.

Dalla sua e-news, non risparmia un affondo nemmeno il leader di Italia viva: “La violenza verbale di Marco Travaglio si indirizza in modo squallido contro la famiglia di Mario Draghi, orfano da quando aveva 15 anni. La cosa squallida – sottolinea tagliente Matteo Renzi – è che le sue parole siano state pronunciate alla festa del partito di Bersani e di Speranza e hanno ricevuto l’applauso scrosciante della platea”.

Dal Partito Democratico è il senatore Andrea Marcucci ad intervenire: il presidente del Consiglio “non deve certo vergognarsi del suo curriculum, della sua competenza e della sua storia familiare”, afferma.

Il direttore del Fatto, nel corso dell’evento chiamato “I segreti del conticidio, conversazione sul libro di Marco Travaglio”, ha parlato della fine dell’esperienza del Conte bis sostenendo questa tesi: “Non li hanno mandati via per i loro errori ma per i loro meriti e hanno messo al loro posto l’esatta antitesi…”.

Quanto a Draghi, definito anche “un curriculum ambulante”, secondo il giornalista, “capisce di finanza ma l’onniscienza non esiste e non ha neanche l’umiltà, perché a furia di leggere che è competente su tutti i rami dello scibile umano si è convinto di esserlo e, quindi, non chiede consiglio”.

Con il passare delle ore, sui social viene preso di mira anche il titolo della kermesse del partito di Speranza, ovvero “La festa unica. Quello che ci unisce”: “Quello che unisce Articolo Uno e Travaglio è il disprezzo per Draghi”, recita uno dei tweet a tema. E, così, il giorno del nono anniversario di quel “whatever it takes” pronunciato dall’ex Bce alla Global Investment Conference di Londra trascorre tra polemiche, tentati sgambetti e veleni incrociati.

(di Paola Lo Mele/ANSA)