Italia in cerca d’oro, fanno festa Bermuda e Filippine

La sfilata delle delegazione d'Italia durante la cerimonia di apertura alle Olimpiadi di Tokyo.
La sfilata delle delegazione d'Italia durante la cerimonia di apertura alle Olimpiadi di Tokyo. (ANSA)

ROMA. – Tanti argenti, l’ultimo di Giorgia Bordignon nel sollevamento pesi, e bronzi (oggi da judo e scherma a squadre), ma ancora un solo oro. É il bottino dell’Italia ai Giochi di Tokyo, in cui finora sono arrivate 12 medaglie ma soltanto una del metallo più prestigioso, grazie allo zoomer Dell’Aquila nel taekwondo.

Così, perse occasioni importanti nelle prime giornate in discipline che, tradizionalmente, sono un serbatoio d’oro per lo sport tricolore, come scherma individuale (l’ultimo zero era stato quello di Mosca ’80) e tiro a volo (dove Diana Bacosi nello skeet questa volta è stata argento), ora gli azzurri si trovano a rincorrere per salire nelle posizioni del medagliere, mentre paesi come Bermude e Filippine, e prima ancora l’Ecuador con il ciclista Carapaz, festeggiano degli ori dal sapore storico.

Domani in chiave italiana c’è grande attesa per il re delle cronometro di ciclismo Filippo Ganna e le finali del canottaggio e, in piscina con Patrinieri e la “Divina” Pellegrini, intanto l’oro di Hidilyn Diaz nel sollevamento pesi ha scatenato un’autentica ondata di entusiasmo popolare nelle Filippine.

É stata infatti la prima vittoria olimpica del paese asiático in 22 partecipazioni ai Giochi, dove finora aveva raccolto medaglie soltanto nel pugilato, proprio a Tokyo nel 1964  con Anthony Villanueva, il boxeur con la faccia da eterno bambino e figlio di José Luis, bronzo nel 1932. Anthony finì poi a fare il bodyguard al consolato del suo paese a New York.

C’era stato poi l’argento di Mansueto Velasco ad Atlanta ’96, ma poi questa promessa della nobile arte preferì una carriera da attore e commediografo a quella sul ring. La grande speranza, ben presto illusione, è stata invece quella del 2016, quando a Rio è stato introdotto il professionismo nel pugilato e sembrava che l’idolo assoluto della nazione, Manny Pacquiao , avesse intenzione di partecipare. Poi ci ripensò e quell’oro sicuro sfumò.

E accrebbe il sapore di beffa generato dal fatto che, in realtà, le Filippine ai Giochi avessero vinto tre volte, ma sempre in discipline dimostrative, quindi non valide per il medagliere: con Arianne Cerdena nel bowling e con Willy Wang e Nangun nel Wushu.

L’oro autentico è arrivato adesso, nel sollevamento pesi ad opera di una laureata in informatica alla sua quarta Olimpiade, e per un solo punto di vantaggio sulla cinese Qiuyun Liao, la grande favorita: motivo in più per festeggiare.

Come stanno facendo a Bermuda per il successo nel triathlon di Flora Duffy, anche lei come la pesista filippina Diaz finalmente oro alla sua quarta Olimpiade. A Bermuda ci speravano, visto che questa “iron woman” aveva già vinto due titoli mondiali, e ora è arrivata la gloria dei Giochi, lei che è una dei due soli atleti che rappresentano il suo paese a  Tokyo. Bermuda non conquistava una medaglia olimpica da Montreal 1976 quando il pugile Clarence Hill prese il bronzo nei pesi massimi.

Così Tokyo per ora è anche l’Olimpiade dei piccoli. E attenzione ai possibili inserimenti in extremis, e anche un po’ beffardi: giovedì l’italiana Jessica Rossi è la favorita nella Fossa del tiro a volo, ma in gara c’è anche Alessandra Perilli che punta a dare a San Marino il primo oro, lei che è nata a Rimini ma difende i colori della Repubblica del Titano.

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