Tunisia in bilico: Saied chiede calma e tenta il dialogo

Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica Tunisina S.E. Kaïs Saïed, Archivio
Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica Tunisina S.E. Kaïs Saïed, Archivio (Ufficio Stampa e Comunicazioni Quirinale)

TUNISI. – “Non voglio vedere neanche una goccia di sangue”. Il presidente tunisino Kais Saied chiede di mantenere “la calma, di non cedere alle provocazioni”, promete mil rispetto dei diritti e tenta la via del dialogo per far uscire la Tunisia dal caos, dopo quello che in molti hanno letto mcome un colpo di Stato.

Con la comunità internazionale che punta i riflettori sulla situazione nel Paese dalle derive imprevedibili. Unione Europea e Stati Uniti invitano al “rispetto della democrazia” mentre l’Italia scende in campo facendo scattare un coordinamento “europeo con gli altri Paesi Ue più interessati” come la Francia, la Germania e la Spagna.

“É importante che questa situazione sia trattata con la massima attenzione a livello europeo”, ha spiegato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio riunendo il suo entourage e attivando il coordinamento con i partner per monitorare con attenzione la situazione.

Dopo la drammatiche decisioni di domenica, con il licenziamento del premier e la sospensione del parlamento per 30 giorni, Saied continua ad affermare di aver agito secondo la Costituzione. E prova a lanciare un dialogo nazionale per ricompattare il Paese, coinvolgendo tutte le forze in gioco.

Ha visto i vertici del potente sindacato Ugtt che si sono limitati a chiedere il rispetto delle garanzie costituzionali. Poi anche la Lega tunisina dei diritti umani, l’Utica (la Confindustria locale) che già avevano svolto un ruolo fondamentale nel Dialogo nazionale del 2013.

E, ancora, il  Sindacato nazionale dei mgiornalisti (Snjt) e del del Forum tunisino dei diritti economico-sociali (Ftdes), ai quali ha assicurato “il suo incrollabile impegno per il rispetto dei diritti, delle libertà, dello stato di diritto e della democrazia in Tunisia”.

Saied ha anche incontrato i vertici della magistratura e le varie  associazioni di categoria, prima di cominciare il giro di consultazioni con i partiti. La strada che sembra aver scelto il presidente tunisino dopo lo strappo con l’ormai ex premier e il Parlamento, sembra essere dunque quella del confronto.

Come ha confermato anche il vice segretario generale dell’Ugtt, Abdelkarim Jrad, secondo cui il Capo dello Stato opterà per un processo consultivo con il coinvolgimento di tutte le forze in gioco per la scelta del nuovo capo del governo.

Cercando quel dialogo nazionale a cui ha fatto appello anche il partito islamico Ennhadha, prima forza in Parlamento e la più penalizzata dalla mossa del presidente, che continua però a chiedergli un passo indietro per superare la crisi, rispettando la “scelta democratica” della popolazione e consentendo al Parlamento eletto di riprendere i lavori.

Ennhadha che ha comunque chiesto ai suoi sostenitori di evitare escalation, continua a definire l’operato di Saied “un golpe”.

Un passo indietro viene rivolto al presidente anche dall’Associazione nazionale magistrati che chiede “la revoca con urgenza delle misure eccezionali adottate e la divulgazione dei meccanismi per la ripresa del percorso democratico che garantisca diritti e libertà e il normale funzionamento delle istituzioni statali”.

E si moltiplicano gli appelli dall’estero per  “il rispetto dei principi democratici”, come gli Stati Uniti o la Francia che ha detto di volere un “ritorno, al più presto, al normale funzionamento delle istituzioni”  oltre alla richiesta di evitare ogni violenza.

L’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrel,  “ricordando il sostegno considerevole dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri alla Tunisia, nel contesto di una crisi pandemica ed economica grave” afferma che  “preservare la democrazia e la stabilità del Paese sono delle priorità”.

I giuristi continuano intanto ad interrogarsi sulla costituzionalità o meno della mossa di Saied, considerata la determinante assenza nel Paese della Corte costituzionale, prevista nella Carta del 2014 ma mai istituita.

Gli analisti intravedono in un “governo del presidente” che porti in breve tempo ad elezioni anticipate la più plausibile via di uscita alla crisi attuale.

“Il presidente Saied starà molto attento nella scelta del futuro capo del governo perché vuole una persona affidabile e leale che adotti le sue stesse politiche”, sottolinea il politologo Slaheddine Jourchi.

“Avremo un governo di Saied” che deve migliorare le condizioni di vita dei tunisini” I profondi problemi della disoccupazione e del degrado delle infrastrutture pubbliche che hanno scatenato la rivolta dieci anni fa purtroppo non sono mai stati risolti.

“Il presidente Saied si trova dunque di fronte a una grande sfida, per mostrare ai tunisini e al mondo che ha preso le decisioni giuste”, afferma Jourchi. Ma il tempo stringe e la Tunisia vive la sua seconda notte di coprifuoco.

(di Paolo Paluzzi/ANSA).