Origini Covid: “Improbabile incidente di laboratorio”

Particelle di Covid-19 in laboratorio.
Particelle di Covid-19 in laboratorio. (ANSA)

ROMA. – Naturale o frutto di un incidente in laboratorio, il dibattito sull’origine della pandemia sembra essere ancora aperto  Lo scorso 14 maggio in una lettera-appello su Science 18 studiosi invocavano maggiore trasparenza sulle origini di Covid-19 e a luglio era stato anche il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Giorgio Palù, in un’audizione informale alla Camera, a definire l’urgenza di arrivare a determinare l’origine del Sars-CoV-2, con “trasparenza e collaborazione” da parte della Cina.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha ribadito qualche giorno fa che servono “tutti i dati” sul Covid per indagare anche sull’ipotesi di una fuga di laboratorio, esortando i Paesi “compresa la Cina” a condividere le informazioni sui primi casi, e ora un nuovo studio aggiunge un tassello, propendendo per l’ipotesi di una trasmissione animale-uomo.

Si tratta di una revisione critica in corso di pubblicazione definitiva sulla rivista Cell, a cura di 21 esperti, di Università americane, Atenei australiani ed europei e anche di una realtà internazionale con sede in Cina, l’Università Xi’an Jiaotong-Liverpool.

Nella revisione, si evidenzia come le mappe che individuano le posizioni geografiche della prima ondata di casi Covid-19 nel dicembre 2019, mostrino che inizialmente sono emersi vicino al sito del mercato ittico all’ingrosso di Huanan a Wuhan, così come ad altri mercati segnalati di commercio di animali vivi. Nelle settimane successive, si sono irradiati geograficamente verso l’esterno. Così anche i decessi in eccesso a gennaio 2020.

Vi è invece scarsa evidenza di prove a supporto di un incidente in laboratorio, mentre sono 5 altri coronavirus di cui è noto oltre a SARS del 2003 e SARS-CoV-2 il salto di specie uomo-animale negli ultimi 20 anni. Nessuno dei primissimi casi documentati o decessi si trovava vicino all’Istituto di virologia di Wuhan o è stato segnalato come correlato al personale. E non ci sono prove che i ricercatori abbiano lavorato con SARS-CoV-2 né con un virus strettamente correlato.

Un argomento ricorrente è che il virus trasporti un breve codice genetico specifico che a volte viene ingegnerizzato in prodotti di laboratorio, chiamato sito di scissione della furina. Analizzando sequenze genetiche di più coronavirus, è emerso che il codice in questione è comune. Gli autori hanno inoltre determinato che quello specifico nel SARS-CoV-2 è imperfetto e quindi non svolgerebbe bene la sua funzione. L’esame della sequenza del virus, inoltre, non ha rivelato altri potenziali segni di manipolazione deliberata.

“Non possiamo escludere la possibilità di un incidente di laboratorio. Ma è altamente improbabile- conclude Stephen Goldstein, virologo dell’Università dello Utah – non ci sono prove in questo momento.” Anche virologi ed infettivologi italiani in audizione alla Camera a giugno, hanno spiegato che non è possibile escludere “al 100%” che la diffusione del virus possa essere originata da un incidente di laboratorio, ma evidenze fanno propendere per un’origine naturale.

(di Elida Sergi/ANSA)

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