Crollano islamisti, in Marocco trionfa il tycoon liberale

Sostenitori dei Aziz Akhannouch festeggiano la vittoria.

RABAT. – Risultato a sorpresa delle elezioni  in Marocco che segnano il crollo dei filo islamisti e il trionfo dei liberali di centro-destra guidati da Aziz Akhannouch, tycoon di grande carisma e amico del re al quale, con tutta probabilità, verrà affidato il compito di formare il nuovo governo.

Con il 96 per cento delle schede scrutinate, i seggi attribuiti ai filo islamisti del Pjd, partito della Giustizia e dello Sviluppo, al governo dal 2011, sono 12 contro i 125 della precedente legislatura.

Il Raggruppamento nazionale degli indipendenti (Rni) di Akhannouch ha ottenuto 97 deputati e con il Pam, partito dell’Autenticità e della Modernità, pure di centro destra, che ha ottenuto 82 seggi, guiderà la nuova coalizione di governo.

Terza forza politica è l’Isiqal, l’indipendenza, che ottiene 78 seggi. Un centinaio di seggi, da dividere tra quattro partiti, sono stati incassati dallo schieramento di centrosinistra.

Altra sorpresa di questa tornata elettorale è stata la partecipazione al voto che ha raggiunto il 50,35 per cento rispetto al 43 del 2016, favorita anche dal fatto che per la prima volta i 18 milioni di elettori hanno votato nella stessa giornata per i 395 deputati e per i rappresentanti comunali e regionali.

La mancata realizzazione di programmi populisti degli islamisti moderati è stata la causa principale della comunque inaspettata debacle del Pjd, che dovrà ricostruire il consenso praticamente dal nulla. Ma ora l’attenzione è tutta puntata sul miliardario vittorioso che aspira a rappresentare la voglia di “cambiamento e l’alternativa” chiesta dagli elettori, come ha spiegato nella prima conferenza stampa subito dopo la vittoria, quando si è detto “pronto a raccogliere il messaggio e ad assumere il compito”.

Akhannouch figura tra i miliardari di Forbes ai vertici della classifica africana e in Marocco un po’ meno ricco soltanto del re. Con il suo ‘Akwa Group’, primo gruppo energetico del Paese, holding che contiene una sessantina di altre imprese quali Afriquia Gaz e Maghreb Oxygen, è entrato nella lista dei Paperoni mondiali fin dal 2019, con un patrimonio stimato recentemente in oltre 2 miliardi di dollari.

È anche editore di periodici patinati e quotidiani e si è scontrato più volte con giornalisti che gli hanno mosso critiche. È sposato con Salwa Idrissi, imprenditrice della moda e fondatrice del gruppo Aksal che possiede i diritti di franchising di marchi quali Zara e Gap oltre al “Morocco Mall”, centro commerciale del lusso, sul lungomare di Casablanca.

Ma il sessantenne imprenditore di origine berbera nativo di Tafraout (nella regione di Agadir) e laureato in Canada, che è stato dal 2007 ministro dell’Agricoltura e della pesca, ha mostrato anche di avere stoffa politica portando i liberali dal 10 per cento dei voti alle legislative del 2016 a partito di maggioranza.

Proprio per quel risultato deludente ha deciso di prendere le redini dell’Rni e a bordo del suo jet privato ha fatto il giro di tutte le piazze in una campagna elettorale dai toni serrati, in piena pandemia, che ha puntato tutto sull’ascolto. “100 città in 100 giorni” è stato il punto di partenza del programma politico, nato sulle raccomandazioni dei 35 mila cittadini incontrati nei quattro angoli del Paese. Ora lo aspetta la prova dei fatti che in politica non è mai scontata, come oggi hanno amaramente appreso gli islamisti.