Il 2020 annus horribilis turismo, persi 63 miliardi

Turisti e romani intorno alla Fontana di Trevi dopo la riapertura, 8 Maggio 2021
Turisti e romani intorno alla Fontana di Trevi dopo la riapertura, 8 Maggio 2021. ANSA/PERCOSSI

ROMA. – Ben 63,7 miliardi di euro di consumo turistico interno in meno, 50 miliardi di spesa turistica degli italiani in fumo (di cui 26 miliardi per i soli viaggi all’estero), un calo di 207 milioni di presenze di stranieri in Italia e una flessione del 31,5% del valore aggiunto turistico.

La radiografia dello scempio che la pandemia ha fatto nel 2020 di uno dei settori più vitali dell’economia italiana, il turismo, che nel 2019 valeva il 13% del Pil, arriva dall’Istat e in particolare dalle stime provvisorie (soggette a revisioni) relative ai principali aggregati del Conto satellite del turismo.

In termini di presenze, gli stranieri in Italia sono stati il 54,6% in meno rispetto al 2019, con una spesa turística pari a 23,7 miliardi di euro, in perdita di circa 35 miliardi di euro rispetto ai livelli dell’anno precedente.

Questa contrazione è stata in buona parte controbilanciata da un’altrettanto drastica riduzione dei flussi turistici italiani verso l’estero che, in termini di presenze, si sono ridotti del 54,1%, con un livello di spesa di 13,7 miliardi di euro (-65,7% rispetto all’anno precedente).

Le limitazioni alla circolazione dei movimenti turistici, come conseguenza non solo delle misure sanitarie ma anche come scelta individuale dettata dal timore del contagio, hanno quindi contribuito a trasformare parte dei flussi turistici verso l’estero in flussi domestici, per i quali il calo dei pernottamenti è stato del 32,2%. In questo modo è rimasta in Italia parte della spesa turistica destinata negli anni precedenti all’estero contribuendo a frenare la diminuzione complessiva del consumo turistico interno.

La forte contrazione dei flussi turistici è ancora più marcata nel caso delle strutture ricettive (che includono l’intero comparto ricettivo al netto delle seconde case, affittate o in uso proprio) dove il calo è arrivato fino al 70% per i flussi turistici internazionali in entrata e in uscita, sottolineando la preferenza per soluzioni di alloggio alternative atte a garantire una maggiore protezione dal rischio di contagio. Con 63,7 miliardi di euro di consumo turístico interno in meno rispetto all’anno precedente, il valore aggiunto turistico (VAT) direttamente generato dalla domanda dei visitatori si è fermato, nel 2020, a 67,6 miliardi di euro, il 4,5% del valore aggiunto totale e il 4,1% del Pil.

Tale calo ha interrotto bruscamente una tendenza crescente, portando il valore aggiunto turistico a livelli molto inferiori rispetto a quelli del 2010 (circa 80 miliardi di euro).

La riduzione del valore aggiunto turistico (-31,5%) conseguente al crollo del flusso dei visitatori ha colpito soprattutto i settori di agenzie di viaggio e tour operator, dei servizi culturali, sportivi e ricreativi (-55%) e della ristorazione (-52,7%).

La diminuzione più contenuta del settore ricettivo (-18%) è il risultato di una caduta del settore alberghiero controbilanciata dalla tenuta della componente derivante dall’uso in proprio delle seconde case.

“Siamo di fronte a un’ecatombe. I dati odierni dell’Istat sul settore turistico nel 2020 parlano chiaro. E purtroppo il 2021, a dispetto di certe narrazioni ottimistiche, non va molto meglio” dice Franco Gattinoni, presidente della Federazione Turismo Organizzato.

E sottolinea: “L”outgoing italiano fa segnare nel 2021 un -90% per colpa, in gran parte, di chiusure insensate e regole schizofreniche che cambiano di continuo”.

Poco ottimismo sull’anno in corso anche da un’analisi della Coldiretti su dati di Bankitalia relativi al primo semestre dell’anno: crolla nel 2021 la spesa dei turisti stranieri in Italia con un taglio netto di oltre un terzo (36%) rispetto all’anno precedente, già duramente segnato dalla pandemia.

(di Cinzia Conti/ANSA).