Instagram non fa bene ai ragazzi: Wsj pubblica ricerca interna, disturbi alimentari e depressione

Il logo di Instagram nella Gamescom gaming convention a Cologne (Germania).
Il logo di Instagram nella Gamescom gaming convention a Cologne (Germania). EPA/SASCHA STEINBACH

ROMA. – Sentimenti negativi rispetto al proprio corpo, ansia, depressione. Instagram sarebbe dannoso per gli adolescenti – soprattutto le ragazze – iscritti alla piattaforma che ha fatto delle immagini il suo tratto distintivo e che ha dato una spinta al fenomeno degli influencer. E Facebook lo sa, poiché ha condotto negli ultimi tre anni studi interni su come la sua app di condivisione di foto influisce sui milioni di giovani utenti, in costante comparazione con gli altri.

A rivelare questi documenti è il Wall Street Journal, la stessa testata che giorni fa ha scoperto un trattamento di favore che il social di Mark Zuckerberg riserva ad un gruppo di Vip riguardo la moderazione dei contenuti. “Il 32% delle adolescenti afferma che quando si sente male con il proprio corpo, Instagram le fa sentire peggio”, si legge in una slide di presentazione della ricerca interna. Mentre un’altra spiega che “gli adolescenti incolpano Instagram per gli aumenti del tasso di ansia e depressione”.

Da un altro studio emerge come per oltre il 40% la percezione di non essere abbastanza attraenti sia nata proprio con l’utilizzo di Instagram. Il capo delle public policy, Karina Newton, ha spiegato che la società sta individuando modi per allontanare gli utenti da determinati tipi di contenuti: ‘Siamo cautamente ottimisti che questi suggerimenti sposteranno l’attenzione finora focalizzata sull’aspetto fisico delle persone’. L’app, dopo vari esperimenti, di recente ha anche reso facoltativa la visualizzazione dei ‘like’.

Le ricerche condotte da esperti interni di Facebook in data science e marketing sono uno spaccato approfondito di quanto la piattaforma sa dei suoi iscritti più giovani, informazioni che non ha mai reso pubbliche. Secondo il Journal i documenti sono stati esaminati dai massimi dirigenti compreso Zuckerberg e il capo di Instagram, Adam Mosseri, e mostrano come siano stati fatti “sforzi minimi per affrontare questi problemi e come siano stati minimizzati in pubblico”.

Proprio sotto la supervisione di Mosseri, Instagram starebbe lavorando ad una versione della piattaforma per gli ‘under 13’, indiscrezione circolata a maggio scorso che ha subito provocato negli Usa reazioni contrarie. Per Instagram, ma per tutti i giganti tecnologici, espandere la base di giovani utenti è vitale per la sopravvivenza.

In particolare l’app di foto conta oltre 100 miliardi di entrate annuali, più del 40% dei suoi utenti ha meno di 22 anni e – scrive il Wsj – circa 22 milioni di adolescenti vi accedono negli Stati Uniti ogni giorno rispetto ai cinque milioni di adolescenti che accedono a Facebook, dove c’è stata una fuga dei più giovani. Una specie di ossessione che gli adolescenti avvertono “ma non sono in grado di fermare”. Non è la prima volta che i social network salgono sul banco degli imputati.

“Dio solo sa cosa sta facendo al cervello dei nostri bambini”, aveva detto di Facebook già nel 2017 uno dei suoi fondatori, Sean Parker. Mentre gli stessi fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, hanno lasciato la società nel 2018 sei anni dopo che la piattaforma era stata acquisita da Zuckerberg.

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