Usa-Gb-Australia, nasce la Nato del Pacifico. Ira Cina

Il primo ministro australiano Scott Morrison, in video conferenza con Jor Biden. (ANSA)

WASHINGTON.  – Usa, Gran Bretagna e Australia lanciano a sorpresa un patto di sicurezza nell’area Indo-Pacifica, una sorta di Nato del Pacifico che si chiamerà Aukus (acronimo dei tre Paesi) e che prevede la vendita di sottomarini a propulsione nucleare a Canberra, una tecnología che Washington aveva condiviso finora solo con Londra.

Suggellata da una videoconferenza congiunta di Joe Biden, del premier Boris Johnson e del primo ministro australiano Scott Morrison, la mossa ha fatto ovviamente infuriare la Cina, dato che l’alleanza mira proprio a contrastare la minaccia del Dragone nella regione, pur non nominandolo mai. Ma irrita anche Parigi, che perde un contratto astronomico per la fornitura di sommergibili all’Australia, e gli alleati Ue, che dicono di non essere stati informati di nulla.

Per Pechino si tratta di un’iniziativa “extremamente irresponsabile”, che “mina gravemente la pace e la stabilità regionali, intensifica la corsa agli armamenti e compromette gli sforzi internazionali di non proliferazione nucleare”, ha denunciato il portavoce della diplomazia cinese Zhao Lijian, ammonendo che il rischio di questo “obsoleto pensiero a somma zero della Guerra Fredda alla fine è quello di spararsi ai piedi”.

Intanto la Cina ha fatto subito una contromossa, presentando ufficialmente la domanda di adesione al

“Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership Agreement”, l’accordo di libero scambio di 11 Paesi dell’area Asia-Pacifico, evoluzione del Tpp (Trans-Pacific Partnership)  voluto dall’ex presidente americano Barack Obama proprio per contenere Pechino ma dai cui gli Usa si erano poi ritirati con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2017. Un modo per il Dragone di allargare la propria influenza sfruttando un’intesa architettata dagli stessi americani.

Durissima anche la reazione di Parigi, che vede colpita la sua strategia nella stessa regione fondata sulla partnership con l’India e l’Australia e che si vede strappare quello che era stato definito “il contratto del secolo”: la fornitura di 12 sottomarini a propulsione convenzionale a Canberra per 56 miliardi di euro. “Una scelta deplorevole”, che rimette in discussione “la parola data” da parte di Canberra, ha accusato il ministro della Difesa Florence Parly, mentre per il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian “questa decisione unilaterale, brutale e imprevedibile assomiglia molto a quello che faceva Trump”, una “pugnalata alle spalle” ai danni di un alleato Nato.

“Avevamo avvisato prima dell’annuncio”, ha assicurato la Casa Bianca, ma Parigi nega. Inutile la mano tesa di Joe Biden e Boris Johnson, e anche la giustificazione dell’Australia, secondo cui è stata una scelta di necessità dato che i sommergibili a propulsione nucleare (ma senza armi atomiche) hanno maggiore autonomia e velocità, quindi un raggio d’azione più ampio e meno individuabile dai radar.

Anche Bruxelles è rimasta spiazzata dalla nuova alleanza, che molto probabilmente sarà oggetto di discussione al prossimo consiglio Esteri Ue. “Ci dispiace di non essere stati informati e di non essere stati inclusi in questi negoziati”, l’iniziativa “ci richiama a riflettere sulla priorità dell’autonomia strategica dell’Ue”, ha osservato l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, che ha presentato alla stampa la nuova strategia europea sull’Indo-Pacifico, compresa l’ipotesi di un dispiegamento delle forze navali “potenziato” nella regione da parte degli Stati membri dell’Unione europea.

La nuova partnership, che prevede una cooperazione anche su cyber difesa, intelligenza artificiale e tecnologie quantistiche, rientra nella strategia di Biden di contenere la minaccia della Cina, individuata da tempo come il principale avversario del XXI secolo.

A questo scopo il 24 settembre il presidente Usa ospiterà alla Casa Bianca anche un vertice in persona con i leader di Australia, India e Giappone per rilanciare un’altra alleanza, denominata Quad e creata nel 2007 per contrastare l’ascesa della Cina in campo militare.

Ma la creazione di Aukus, che ha tagliato fuori peraltro anche Canada e Nuova Zelanda (membri con gli altri tre Paesi dell’alleanza di intelligence denominata The Five Eyes), e offerto a Johnson un successo diplomatico nella sua strategia per evitare l’isolamento internazionale dopo la Brexit, rischia di lasciare un’altra cicatrice nei rapporti con gli alleati europei, a partire dalla Francia, dopo la controversa decisione Usa di ritirarsi velocemente dall’Afghanistan.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).

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