Zuckerberg contro la talpa: “Accuse illogiche”

Il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, durante un evento nel quartier generale dell'impresa.. ANSA/PETER DaSILVA

WASHINGTON.  – “Accuse senza senso” e “illogiche”, che dipingono una “falsa immagine” di Facebook: colpito nella sua credibilità, Mark Zuckerberg si difende e contrattacca poche ore dopo l’esplosiva testimonianza al Senato dell’ex product manager (diventata poi una talpa tutelata dalla legge) Frances Haugen, che ha accusato la piattaforma social di seminare divisioni, indebolire la democrazia e danneggiare gli adolescenti, anteponendo il profitto alla sicurezza e ingannando sia il pubblico che gli investitori.

Ma il fondatore e amministratore delegato di Fb apre anche alla necessità di una regolamentazione dei social da parte del Congresso, dopo che pure la Casa Bianca ha riconosciuto che “l’autoregolamentazione non sembra funzionare”.

“Noi ci preoccupiamo profondamente di questioni come la sicurezza, il benessere e la salute mentale. É difficile vedere una copertura (mediatica, ndr) che rappresenta in modo errato il nostro lavoro e le nostre motivazioni. Al livello più elementare penso che molti di voi non riconoscano la falsa immagine della società che è stata dipinta”, ha scritto Zuckerberg in una nota ai dipendenti postata su Facebook all’indomani tra l’altro di quello che lui stesso ha definito “il nostro peggior blackout da anni”. A suo avviso insomma, “molte delle accuse non hanno alcun senso”.

Perché, si chiede, dovremmo creare programmi di ricerca avanzati su questi temi se poi vogliamo ignorarli? O perché dedicare così tante persone contro i contenuti dannosi se non è una nostra preoccupazione? O ancora, se i social media sono responsabili di dividere la società, perché vediamo crescere la polarizzazione negli Usa mentre in molti Paesi resta piatta o cala? Per il creatore di Fb, è “profondamente illogica” anche l’accusa di spingere contenuti che alimentano la rabbia: “Facciamo soldi con le inserzioni e gli inserzionisti, non vogliono che i loro annunci siano vicini a contenuti dannosi o incendiari”.

Zuckerberg ha anche negato di mettere il profitto davanti alla sicurezza e al benessere, citando ad esempio la modifica a News Feed in chiave più sociale nonostante la consapevolezza che avrebbe ridotto il tempo passato dagli utenti su Facebook.

L’ad si è difeso anche dalle accuse di danneggiare la salute psicofisica degli adolescenti, ribadendo il suo “profondo impegno” a mantenere sicura la piattaforma ed evocando come “buon esempio” Messenger Kid, mentre gli strumenti di controllo parentale su Instagram sono stati sospesi per ulteriori approfondimenti.

E si è detto “orgoglioso” delle ricerche fatte, criticandone l’uso “fuori contesto” per costruire una “falsa narrativa” e assicurando invece che vengono “costantemente usate per migliorare il nostro lavoro”.

Ma Zuckerberg ha ribadito anche di essere a favore di un aggiornamento delle regole su internet da parte di Capitol Hill, suggerendo alcuni punti da affrontare: l’età dei teenager per l’uso dei servizi internet, le modalità di verifica dell’età, come bilanciare la privacy degli adolescenti e il controllo da parte dei genitori.

Ora ci si chiede se il Congresso finalmente agirà su questo terreno apparentemente bipartisan, dove però i dem sono focalizzati sulla disinformazione e i repubblicani sulla censura e i pregiudizi ai danni dei conservatori.

Tra le soluzioni quelle di creare un’agenzia ad hoc e/o di modificare la sezione 230 della legge del 1996 che garantisce a Big Tech l’immunità contro le cause legate ai contenuti pubblicati da terzi.  Una via indicata (anche se per motivi di ritorsione) da Donald Trump. Ma rilanciata da Haugen e, dalle colonne del New York Times, anche da Roddy Lindsay, un ex analista dati di Facebook.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)