La legge sullo scioglimento dei gruppi fascisti

Lo striscione con la scritta 'La Costituzione è antifascista' durante la manifestazione in solidarietà della Cgil dopo l'assalto dei manifestanti no Green pass, Roma
Lo striscione con la scritta 'La Costituzione è antifascista' durante la manifestazione in solidarietà della Cgil dopo l'assalto dei manifestanti no Green pass, Roma, 10 ottobre 2021.  ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA.- E’ la Costituzione, o meglio la sua XII disposizione transitoria a vietare la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. A dare attuazione a questa norma è stata nel 1952 la legge Scelba, voluta dal governo De Gasperi in anni di grandi tensioni sociali e poi modificata nel 1975. Quasi 20 anni dopo, con la legge Mancino del 1993, si è completato il quadro delle norme che puniscono le condotte riconducibili al fascismo e al razzismo.

La legge Scelba sanziona chiunque promuova od organizzi la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo che persegua “finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista”.

Oppure chi pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo o le sue finalità antidemocratiche. Condotte che vengono punite con pene detentive, multe e l’interdizione dai pubblici uffici. E’ l’articolo 3 della legge a disciplinare lo scioglimento di questi gruppi. E sono due le ipotesi previste. Ci vuole una sentenza della magistratura che abbia accertato la riorganizzazione del disciolto partito fascista: in questo caso è il Ministro dell’interno, sentito il Consiglio dei Ministri, a ordinare lo scioglimento e la confisca dei beni. Oppure il governo può provvedere direttamente allo scioglimento con un decreto legge, ma solo in casi straordinari di necessità e di urgenza.

Sinora la fine di movimenti fascisti è stata decretata a seguito di sentenze della magistratura. E’ accaduto così per Ordine Nuovo, il movimento di estrema destra che era nato nel 1969: a novembre del 1973 fu sciolto dall’allora ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani, a conclusione del processo per ricostituzione del partito fascista, che si concluse con pesanti condanne dei suoi dirigenti.

Una sentenza che costò la vita al giudice Vittorio Occorsio, ucciso da Pierluigi Concutelli a Roma il 10 luglio 1976 in un agguato rivendicato da Ordine Nuovo. In quello stesso anno, sempre all’esito di un processo, lo scioglimento di Avanguardia nazionale, fondata da Stefano Delle Chiaie.

Negli anni ’50 la legge Scelba ha superato più volte il vaglio della Corte costituzionale: in una pronuncia del 1958 la Consulta ha tuttavia precisato che la legge va contemperata con il diritto costituzionale alla libertà di pensiero, la cui compressione può essere ammessa solo quando sia “concreto” il pericolo per l’ordine democratico.

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